Archive for 2013

Un saluto al 2013

Chiudiamo questo 2013 con un regalo ai nostri lettori, le parole di un grande uomo che possono aprire uno spiraglio per sperare in un 2014 migliore.

L'uomo sopraccitato è Albert Einstein che scrisse queste parole nel 1931, nel pieno di una delle più drammatiche crisi dell'occidente che poi ha causato gli eventi storici che tutti conosciamo:


“Non possiamo  pretendere che  le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
 La crisi è la più grande benedizione  per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla  notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi  supera sé stesso senza essere ‘superato’.

Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’ inconveniente delle  persone e delle nazioni  è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il  conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che  è la tragedia di non voler lottare  per superarla.”
martedì 31 dicembre 2013

Trent'anni fa il primo cinepanettone

Amato o odiato torna anche quest'anno il cinepanettone. Uno scorcio d'Italia e dell'italiano medio dipinto a tratti frenetici e di immediata accessibilità. Il popolo rivede se stesso sullo schermo del cinema ma con ogni difetto e pregio ingigantito al massimo come in una caricatura. Simbolo del cinema volgare , per alcuni privo di veri contenuti , prodotto con budget minimo e che ha come fine principale quello di attrarre la fetta più ampia del pubblico e raggiungere gli incassi più alti; lontano dal cinema d'autore o il cinema hollywoodiano che ha contenuti per le menti più elevate e prezzi di produzione alle stelle. Che lo vogliate o no il cinepanettone compie 30 anni.



Era infatti il lontano Natale del 1983 quello che ha visto nelle sale cinematografiche il capostipite Vacanze di Natale diretto da Carlo Vanzina insieme al fratello Enrico. Inaspettato arriva anche un saggio di uno studioso inglese dell’università di Leeds Alan O’Leary, The Phenomenology of the cinepanettone edito anche in Italia con il titolo, Fenomenologia del Cinepanettone, in libreria da pochi giorni per Rubbettino. Lo studioso con approccio strutturalista descrive un genere in cui gli ingredienti sono molteplici: “I film si svolgono in località da sogno, e quasi tutti hanno titoli composti dalla formula Natale+preposizione+località, anche se l’aspetto natalizio è più spesso lasciato sottinteso, tanto che la maggior parte dei film mostra chiaramente di essere stata girata durante l’estate o a inizio autunno”.


 La trama presenta elementi standardizzati: Caratteristica tipica del cinepanettone del nuovo secolo è la trama costruita su storie parallele, con protagonisti Massimo Boldi e Christian De Sica”, fino al penoso divorzio. “Spesso i momenti più spassosi dei film sono quelli in cui i personaggi di Boldi e De Sica finalmente si incontrano; di solito questo avviene in uno spazio ristretto, come in bagno, in uno spogliatoio o in una doccia. O' Leary fa anche una lettura metaforica del corpo di Boldi , per cui il comico lombardo impersona perfettamente il topos del corpo carnevalesco di Mikhail Bakhtin, secondo cui “L’accento è messo su quelle parti del corpo in cui esso è aperto al mondo esterno, in cui cioè il mondo penetra nel corpo o ne sporge, oppure in cui il corpo sporge sul mondo, quindi sugli orifizi, sulle protuberanze, su tutte le ramificazioni ed escrescenze: bocca spalancata, organi genitali, seno, fallo, grosso ventre, naso”.





 È uno spettacolo in cui ogni spettatore ha la sua parte, e ogni target di pubblico ha la “sua” battuta e il suo rappresentante sullo schermo: ci sono gli arricchiti, c’è il nobile decaduto, c’è sempre una varietà di dialetti molto marcati, almeno un napoletano e un toscano : Calibrato per rivolgersi a gruppi diversi, in modo che (in teoria almeno) ogni parte del pubblico abbia in sequenza la risata assicurata, contagiando così il resto del pubblico e trasformando la risata in universale e continua. La presenza di molteplici destinatari mette in difficoltà la valutazione critica, in quanto i criteri che si usano non sono spesso e volentieri adatti, perché basati su un’idea di testo come oggetto unitario e coerente, mentre il cinepanettone è una forma centrifuga pensata per attirare l’attenzione incostante dei suoi diversi tipi di spettatori”. C'è anche chi fa una lettura politica del cinepanettone: Curzio Maltese scrive: Il crollo di incassi del cinepanettone di Natale [...] è forse il primo e più clamoroso segno della fine dell’epoca berlusconiana. Il cinepanettone sta al ventennio berlusconiano così come i «telefoni bianchi» stanno al ventennio fascista. [...] Le anomalie, politica e cinematografica, hanno viaggiato in parallelo dall’inizio degli anni ’90 fino a ieri, per crollare di schianto insieme”. Esce ora nelle sale il nuovo rappresentante del genere Colpi di fortuna diretto da Neri Parenti, a voi la scelta. Comunque sia il cinepanettone si è inserito ormai nella teca del cinema italiano, anche se magari nella mensola più bassa.

                                                                                                                                           AP

La "Brigata Scodinzolante"

Ogni Natale che si rispetti porta con sé una novità, quasi a dire “uguali si, ma non nel dettaglio”. Questa’anno è la volta della “Wag Brigade” (letteralmente “brigata scodinzolante”) che ha conquistato tutto il mondo dall’aeroporto di San Francisco. Si tratta di una vera e propria comitiva a quattro zampe che, a partire dall’ inizio del mese corrente e per tutta la durata delle feste, è stata reclutata per conquistare le attenzioni dei passeggeri e far sì che volino con più pacatezza, contrastandone l’ansia del volo e le possibili tensioni che possono nascere durante le lunghe ed estenuanti file per il check-in. Le pelose reclute, armate di “dolcezza”, indossano un gilet grigio con scritto “accarezzami”, con accanto una targhetta da cui si intuisce l’appartenenza alla “Wag Brigade”. Lo scopo è quello di far distendere i nervi del passeggero attraverso la bellezza di un cane docile, ma soprattutto amichevole.

I “portatori sani di tranquillità”sono stati addestrati dal servizio della protezione per gli animali di San Francisco ed hanno già molta esperienza nell’agire come “pet-doctors” in un’ innovativa, ma non di certo la prima, “Pet-therapy”; prima dell’aeroporto di San Francisco hanno assistito persone negli ospedali, nelle scuole e in alcuni casi anche in qualche casa privata. La “Wag Brigade” può contare su otto elementi: da Toby, un Goldendoodle di 3 anni, a Donner, un labrador nero. “Andare all’aeroporto è come trascorrere un giorno alla spa. Riceve tutte le attenzioni. Tutti lo accarezzano, è perfetto per lui.”, queste le parole del proprietario di Toby, Shari Marks. 

Per “pet therapy” si intende una terapia basata sull’interazione uomo-animale. Fu lo psichiatra infantile Boris Levinson nel lontano, ma non troppo, 1960 ad enunciare per la prima volta le sue teorie sui benefici della compagnia degli animali associati a vari tipi di pazienti, affetti da altrettante patologie. Solo vent’anni più tardi è stata fondata negli Stati Uniti la “Delta Society”, che si occupa di studiare gli effetti terapeutici legati alla compagnia degli animali. 

In un periodo in cui si legge sempre più spesso di cani che mordono e, a volte, uccidono i propri padroni, queste storie sono di quelle che “fanno bene al cuore”. Insegnano a chi le ascolta un qualcosa che è sempre più raro sentire: sottolineano l’importanza di credere ancora nell’amore “non parlato”, ma non per questo più superfluo, che solo un animale può donare.

Quando un cane vede il suo padrone, il suo cervello rilascia le stesse sostanze del nostro quando siamo innamorati. 

Buon volo, ma soprattutto buon Natale.

Marco Harmina


La redazione di Punto&Virgola vi augura un felice Natale!


Un ringraziamento speciale al nostro designer Michele Visconti per la realizzazione dell'immagine.
martedì 24 dicembre 2013

Huntsville Unit: il “tritacarne” d’America

"Occhio per occhio, dente per dente”. In vigore probabilmente fin dai tempi dei babilonesi, la legge del taglione consiste nella facoltà della persona offesa di infliggere all'offensore, una pena uguale a quella ricevuta. Il tutto con il fine, almeno al tempo dei romani, di regolare le vendette private. Ma cosa accadrebbe oggi se dopo piú di 2700 anni, queste vendette, anzichè essere commesse dai privati, venissero commesse dallo Stato? 

Oggi tagliare gli arti ad un ladro, rientrerebbe piuttosto pacificamente tra i divieti di tortura e di pene inumane, sanciti dal diritto internazionale, con grande proliferazione di convenzioni e tutele dei diritti civili, volte a proteggere sotto ogni aspetto la dignità umana. Ma quando si tratta di omicidio in realtà non vi è proprio unanimità. Uccidere una persona costituisce omicidio, chiunque sia il colpevole. Eppure ancora oggi vi sono dei Paesi in cui è in vigore la pena capitale, tu uccidi io ti uccido, occhio per occhio dente per dente. Puó lo Stato arrogarsi tale diritto? In particolare c'è un posto, in cui non solo lo Stato decide sulla vita delle persone, ma le priva totalmente della loro dignità: Wynne unit prison di Huntsville, Texas. Il "tritacarne ", il braccio della morte piú duro degli Stati Uniti, una prigione che opera al di fuori della legge statale, federale e internazonale. I detenuti vengono rinchiusi in minuscole celle di cemento (un metro per tre), dove le temperature variano dai 40 gradi estivi ai -2 invernali. I rapporti interpersonali divengono inesistenti, le guardie carcerarie covano odio ed usano qualsiasi mezzo per rendere il tutto un inferno. Ai detenuti é solo concessa mezz' ora di passeggiata, all'interno di una gabbia di 30 metri quadrati, indossando solo slip. La condizione di questi soggetti, costituisce una delle piú grandi violazioni della Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici delle Nazioni Unite, convenzione ratificata nel '99 dagli Stati Uniti senza riserve. Ma tutte le azioni legali intentate per contestare la crudeltà di tali condizioni ricevono una risposta :"Hanno ció che si meritano". Proprio il Texas, non a caso, detiene il primato per il maggior numero di esecuzioni avvenute dal 1976, quando la pena capitale è stata reintrodotta, con uno stacco di 400 esecuzioni rispetto alla Virginia, che segue. Attualmente il metodo esecutivo utilizzato è l'iniezione legale composta da tre sostanze, una per addormentare, una per fermare il cuore ed una per il collasso dei polmoni. Il condannato viene legato ad un lettino dal quale ha la possibilità di fare la sua ultima dichiarazione, al fine della quale la guardia, con un semplice gesto, invita il boia a procedere con l’esecuzione. Quest'ultimo non deve essere identificato. Possono assistere all'esecuzione, cinque testimoni richiesti dal condannato e cinque testimoni, famigliari o amici stretti, della vittima. 

"É stato giustiziato qualche innocente? Probabilmente si. Chi si aspetta la perfezione chiede l'impossibile". Questa è l’incredibile confessione di Jim Willett ex direttore del carcere di Huntsville, che nel suo libro "Il viaggio di un direttore penitenziario" si dichiara pentito, affermando, non da pubblico ufficiale ma da uomo, di aver conosciuto la tristezza di questo sistema. Willett rivolge un monito alla giustizia Americana: "Mi sembra che le esecuzioni creino nuove vittime, le famiglie dei giustiziati. Mi sono sempre interrogato sulle madri che vedevano morire i loro figli. Alcune di loro urlavano e piangevano, un suono che non sentirai mai da nessun'altra parte, un suono orribile che ti accompagnerà ovunque". Tra i 499 detenuti nel Texas, rientrano persone che soffrono di gravi malattie mentali o affette da disabilità, giovani minorenni al momento del reato e imputati difesi in modo non adeguato, in giudizi dove, la componente razziale svolge un ruolo chiave, portando a conclusioni con condanne a morte anche senza la presenza di prove inconfutabili. É abbastanza palese quindi che la perfezione della giustizia, in qualsiasi sistema rimane un'utopia. Ora sta a noi riflettere, è veramente questo il modo giusto per punire?

L&S

Lettera a me stesso. Impegno, parole e la retorica del fare.

Lettera a… me stesso. Nel periodo della posta a Babbo Natale (si vendono anche autentiche risposte da parte del rosso nonnino) sento di doverne scrivere una a me stesso. Chiamatela presa di coscienza, chiamateli buoni propositi per l'anno nuovo, chiamatela come volete. Ma è il frutto di una realtà che vivete. Sono come voi. Studio, esco con gli amici e fumo. Ho sofferto per amore, ho lavorato e sono stato sfruttato, ho vissuto e vivo nelle mie contraddizioni. Sogno una vita migliore, un lavoro che mi piaccia e viaggiare. Retorica? Forse. Ma questa è la lettera che scriverei a me stesso in questo momento, in questo paese. Non credo che la vostra sarebbe molto diversa.

“Ciao Luca. A scriverti è quella sensazione amara che va dalla bocca allo stomaco ogni volta che alzo la testa dagli affari miei. Vedo una generazione silenziosa, passiva e disinteressata in cui riesco a immedesimarti. Parlano molto dei giovani, e molto poco con loro. Ma tu cosa diresti? Una generazione a cui hanno rubato il presente oltre che il futuro e che fa finta che non sia successo per comodità. Nessuna reazione. Una generazione a cui si chiede di scusarsi quelle volte in cui prova ad alzare la voce, e che lo fa. Nel paese delle contraddizioni, delle ingiustizie quotidiane e degli abusi di posizione regna il silenzio, vince chi asseconda. Regna l'arte di accontentarsi, di riabbassare la testa e tornare ai propri affari. E la colpa è la tua. Non c'è messaggio politico che possa cogliere questa insoddisfazione perché non esiste questa insoddisfazione. Esiste il lamento di chi non vede il cucchiaino per essere imboccato, abbiamo quello che ci meritiamo. Esistono l'impegno di pochi, le parole di molti e la retorica del "fare". Qualsiasi parola quando si parla di azione è retorica. Ti invio questa lettera che si aggiunge con coerenza al contesto; è un avviso, o solo un promemoria per il presente e per il futuro. Ricordati di sognare, ricordati di ribellarti, ricordati di non aspettare domani quello che é tuo già oggi. Serviranno più impegno e meno parole. Servirà lottare e servirà una rivoluzione, ma culturale. E tutto dovrà partire da te, dalla tua persona, dal tuo modo di essere, non di avere. Ricordati che dovrai combattere te stesso, perché il problema, come la soluzione, è dentro di te. L'ambiente in cui vivi deve essere un tuo prodotto, non tu il suo. Ricordati che questa lettera te la scrivo perché quell'amaro in bocca io lo sento forte, così tanto da non riuscire a riabbassare la testa di nuovo. Non lasciare che sia uno sfogo.”

Certo del tuo impegno, fiducioso delle tue parole. Fai. Buone feste. A tutti.Luca

Luca Michele Piscitelli


domenica 22 dicembre 2013

Aurland Lookout: ad un passo dal vuoto

Uno dei temi che affrontiamo sempre quando ci troviamo davanti ad un nuovo progetto è sicuramente il luogo. Partiamo da lì: caratteristiche, tradizioni, risorse, materie prime, clima, visuali. Facciamo un sopralluogo e diamo sfogo alle sensazioni che quel posto suscita in noi. Il luogo di questo progetto è uno dei più grandi fiordi sulla costa occidentale della Norvegia, al di sopra della cittadina di Aurland, che gli architetti Todd Saunders e Tommie Wilhelmsen, hanno descritto come un posto bellissimo, in cui poter rilassare la mente, dove l’atmosfera è rara e le viste sono incredibili.

E il concept di questo progetto parte proprio dal luogo: mettere al primo posto la natura e al secondo l’architettura; cercare di essere meno invasivi possibile in un paesaggio così bello; tentare non di migliorarlo, poiché già spettacolare di per sé, ma di non rovinarlo inserendo troppi elementi. E allora è partendo da queste considerazioni che nasce questo progetto minimalista: un ponte panoramico immerso negli alberi, costruito con una struttura in acciaio e rivestito con legno locale trattato termicamente, che nasce sulla vecchia strada Laerdal nel vuoto, per poi girare su se stesso e precipitare sul fianco della montagna. La struttura, larga 4 metri e lunga 30, ha un altezza di 9 metri sulla montagna in forte pendenza e una volta saliti sopra si ha la sensazione di cadere nel vuoto, fino ad arrivare alla “chiara” barriera di vetro con la quale termina la passerella, progettata così per ricreare “la sensazione di stomaco sottosopra di un bambino sull’altalena”. Per mantenere il paesaggio il più inalterato possibile, gli architetti hanno pensato ad un’area parcheggio, per circa 2 autobus e 10 macchine, che hanno collocato sulla strada e che ha permesso al progetto di conservare il senso di isolamento e di splendore.

 L’Aurland Lookout, vincitore del concorso di progettazione indetto dall’Highway Department della Norvegia, ha trionfato per la sua semplicità, per il design utilizzato e per la sua diversità. E’ stato pensato per permettere ai visitatori di “uscire” dalla montagna, di affacciarsi sul fiordo, guardandolo con un nuovo punto di vista e godere dell’orizzonte e del magnifico paesaggio circostante in cui ci si ritrova immersi. 
Le immagini dicono già tutto, non c’è bisogno di aggiungere altro. Visitando i fiordi, secondo me vale la pena farci un salto. Ovviamente solo per i più temerari!

Uomo e gatto: un'amicizia difficile ma con radici antiche

 Anche se hanno un rapporto complicato, uomo e gatto sono amici da almeno 5500 anni. Questo è il risultato di una ricerca condotta in Cina da Yaowu Hu dell'Accademia delle scienze cinese in uno studio apparso su “Proceedings of the National Academy of Sciences”.





                                                                                La scoperta è avvenuta nel sito di Quanhucun, nei pressi dell'omonimo villaggio agricolo nella regione delllo Shaanxi , dove attraverso la misurazione degli isotopi dell'azoto e del carbonio dei resti presenti nel sito, è stato possibile costruire la relazione esistente tra uomo, gatto e topo. Si pensa che tutto sia iniziato con le coltivazioni di miglio, i campi in cui cresceva questo cereale ha attratto i primi topi selvatici ed abituato questi animali a vivere in concomitanza con l'uomo. Poiché il gatto è l'arma naturale contro i topi i primi gatti sono stati scelti per vivere accanto alle coltivazioni agricole ed infine, l'ambiente e l'azione diretta dell'uomo produssero una debole pressione selettiva che determinò l'evoluzione dei gatti verso la specie domestica, la crescita della loro popolazione e la loro diffusione in tutto il mondo. I resti di Quanhucun sono composti da gatti che si cibavano prevalentemente di topi ma altri invece si cibavano solo di cereali indicando la prova tangibile che era l'uomo ad accudirli. Se questa storia non vi sembra tanto antica alcuni resti trovati a Cipro di un gatto selvatico ,Felis silvestris lybica ,sepolto accanto ad un resto umano sposterebbero la prima prova di convivenza tra uomo e il felino a 9500 anni fa. Quindi anche se il vostro gatto appare schivo e diffidente in realtà la storia dell'uomo e il gatto domestico ha radici molto antiche.

Arriva la batteri-a!


In un futuro molto prossimo il vostro cellulare potrà essere pieno non di virus ma di batteri e non dovrete correre nè da un tecnico nè a comprarne uno nuovo. Questo è quello che fa pensare la scoperta di un gruppo di scienziati della University of East Anglia, con a capo Tom Clarke. Gli studi di questo gruppo condotti su un batterio, Shewanella oneidensis, che vive nei fondali marini hanno infatti dato risultati interessanti.

Questo batterio ha la capacità di ossidare e ridurre vari ioni metallici attraverso i meccanismi biologici che sono alla base della sua sopravvivenza. Grazie a queste proprietà, se il microrganismo è fatto crescere in vicinanza di un polo positivo o negativo di un circuito elettrico gli elettroni e i protoni prodotti dal suo metabolismo producono energia che può' essere ad esempio immagazzinata in batterie.

È una bio-tecnologia che sicuramente va perfezionata in molti aspetti ma che può avere già molti risvolti pratici. Un applicazione diretta sarebbe l'utilizzo di questi batteri in impianti di purificazione delle acque e dei liquami per produrre l'energia necessaria al funzionamento degli impianti stessi. Questo permetterebbe la produzione di energia praticamente a costo zero e ci fa sperare in un futuro migliore dove non si utilizzeranno più le batterie che sono una delle maggiori cause di inquinamento delle acque e del suolo dovuto alla dispersione dei metalli pesanti presenti al loro interno dopo che sono gettate in discarica.



                                                                                                     Augusto Piazza















“Evade pericoloso serial killer”, non succede solo nei film

“Evade pericoloso serial killer” sembra una frase appartenente ai titoli di testa di uno delle tante pellicole di Tim Burton, ma, purtroppo, parafrasando una celebre canzone, questa è la vita reale, non un film. È accaduto quest’oggi nel ligure, quando il 55enne siciliano, Bartolomeo Gagliano, è evaso durante un permesso premio. Era detenuto nel carcere di Marassi a Genova inseguito al suo ben colmato curriculum delinquenziale, tra cui rapine e l omicidio di 3 prostitute ed un tentato assassinio di una quarta. Fatto uscire nella giornata di ieri per recarsi al dipartimento di salute mentale di Genova, poiché considerato seminfermo di mente, ha raggiunto oggi la madre a Savona; qui, essendo venuto in possesso di una pistola, ha fermato un panettiere, di ritorno dal suo giro di consegne, e lo ha minacciato di condurlo fino a Genova; prima però, ha caricato tre borse nere nell’auto stessa, che risulta essere una Fiat Panda color chiaro. Trascorsi i 50 minuti circa del tragitto, Gagliano si è poi  liberato del commesso ed infine dileguatosi. L’assassino seriale ha così ampliato la lista delle sue referenze aggiungendo rapina ed evasione.
  
Sulle sue tracce ci sono tutte le forze dell’ordine, intenzionati a riportarlo in carcere e convinti che il piano sia venuto in mente al fuggitivo solo dopo aver ottenuto il permesso-premio; inoltre, fanno sapere ai media che tutte le arterie che conducono fuori dal capoluogo ligure sono sotto stato di controllo massimo, con adeguati posti di blocco. Nel frattempo si cerca di capire chi veramente è Bartolomeo Gagliano, un uomo che, a detta di chi lo vedeva tutti i giorni, si era calmato e teneva una condotta regolare rispetto ai primi tempi del carcere, quando cercava spesso la rissa, sia con le guardie penitenziarie sia con i detenuti stessi. Nato nel ’58 nel siciliano, è considerato dai militari un elemento “molto pericoloso”. Il primo omicidio è accaduto nel 1981 a Savona, quando uccise Paolina Fedi, prostituta, sfondandole il cranio con una pietra. In seguito a questo tragico delitto, fu condannato a otto anni di manicomio criminale a Montelupo Fiorentino, da dove evase nell’ ’89, con l’intento, riuscito, di assassinare con un colpo di pistola puntata alla bocca, un transessuale uruguayano e un travestito, ferendo gravemente poi un’altra prostituta. La sua carriera criminale poi si specializza sulle varie evasioni da ospedali psichiatrici, rapine, detenzione di armi, possesso di sostanze stupefacenti, aggressioni, estorsioni. Gli era stata giudicata, alla fine, la totale infermità mentale. 

Tra le varie dichiarazioni, una provoca più scalpore di un’altra: si tratta della affermazione di Salvatore Mazzeo, direttore del carcere, il quale ha raccontato alla emittente locale Primocanale che loro, riferendosi alle autorità carcerarie, compreso sé stesso, non sapevano che avesse precedenti penali gravi: “per noi era un rapinatore. Abbiamo valutato Gagliano in base al fascicolo di reato per cui era detenuto, che risale al 2006 e lo indica come rapinatore”. In seguito a tali parole, tante domande sorgono spontanee, come se le persone che ricoprono ruoli di rilevata importanza siano davvero all’altezza del compito a loro assegnato, domanda piuttosto generalizzata a tutte le istituzioni di questo Paese; in base a cosa e a quali elementi si decide di concedere oppure no un permesso-premio di tale portata? , oppure, non esiste una sorta di lista nera per cui non tutti possono avanzare tali proposte? Non sarebbe stata comunque obbligatoria una scorta? 

Tante le domande ma purtroppo sono sempre di meno le risposte. Intanto tutti i cittadini, grazie ai media, sono stati allertati. Neanche qui, come nei film di Burton, il lieto fine è così scontato. 

Marco Harmina

Nasce “Edicola Italiana”, l’informazione a portata di… click!

Fonte: digitalmagics.com
È ufficiale. Nella primavera 2014 il giornalismo compirà un ulteriore progresso nel campo dell’informazione 2.0: nasce la piattaforma “Edicola Italiana”. Grazie ad un accordo siglato dalla neonata startup Premium Store – finanziata da Digital Magics – e il Consorzio Edicola Italiana, sei tra i maggiori gruppi editoriali italiani – RCS MediaGroup, il Sole 24Ore, L’Espresso, La Stampa, Caltagirone Editore e Mondadori – lanceranno una piattaforma innovativa che permetterà agli utenti l’acquisto e la fruizione dei loro prodotti e servizi.
PC, tablet, dispositivi mobili: tutto in pochi click e una volta registrati, sarà possibile abbonarsi o acquistare quotidiani, riviste, magazine ed altri prodotti dei sei gruppi editoriali che hanno aderito al progetto. Ma non solo: grazie ad uno sfogliatore intuitivo in formato HTML, avranno accesso al servizio anche gli editori che non dispongono di una versione digitale dei propri prodotti, cosicché in futuro potranno, qualora lo vorranno, prendere parte al progetto. Inoltre, agli utenti sarà possibile accedere agli archivi online dei giornali e ricercare, in modalità full text, una o più parole chiave in ogni documento archiviato.
Insomma, i tempi cambiano e i lettori anche. E questo ormai gli editori italiani lo sanno bene. È ormai risaputo che si ha sempre meno tempo per leggere e che, dopo l’avvento del web 2.0, soprattutto i giovani hanno cambiato il loro modo di informarsi. Per sopravvivere alla crisi della carta stampata e per andare incontro alle esigenze dei sempre più numerosi lettori di giornali online, “Edicola Italiana” sembra essere la strada giusta ed il futuro dell’informazione. Di questo avviso non poteva non essere anche il direttore generale della Federazione italiana editori giornali e nominato presidente del Consorzio, Fabrizio Carotti: «Il futuro dell'industria dell'informazione sono le nuove tecnologie ed il web 2.0, e la nascente piattaforma “Edicola Italiana” rappresenta per gli editori italiani un significativo passo avanti in questa direzione».


Simone Rinaldi

Non sta succedendo qui. Ma sta succedendo ora

Brillante, immediata e scioccante. La recente campagna di Amnesty International, mantiene vivi i pensieri, sensibilizza le coscienze e sveglia l’indifferenza verso ciò che succede nel mondo. Tragedie, guerre, soprusi e sfruttamenti che spesso riteniamo lontani anni luce dalla nostra quotidianità.
Non ci si può voltare dall’altra parte se, a fissarci intensamente, sono gli occhi di un padre disperato, che tiene in braccio il figlio sanguinante. Non è permesso abbassare lo sguardo davanti a quello impaurito di un bambino inginocchiato, con un’ arma tra le mani. Non si può prendere con tranquillità l’autobus mentre alla tua destra una donna sta per essere uccisa. Walker Werbeagentur, Federico Naef,  Keystone e APG, hanno raccolto  queste immagini toccanti che pongono l’attenzione su una realtà fin troppo vicina a noi. Lo sfondo delle immagini è proprio quello della nostra città, quello che osserviamo abitualmente ogni giorno, che fa da contorno a queste crudeli riproduzioni. Cartelloni pubblicitari apparsi,almeno per ora, solo in Svizzera. Una realtà brutale, che vuole essere ascoltata, ma che troppo spesso allontaniamo superficialmente. Quella di un bambino affamato, che non ha colpe e che, soprattutto, potrebbe essere nostro figlio. Forse se il suo “qui” fosse quello in cui siamo abituati a vivere, mangerebbe un buon gelato per merenda, avrebbe lo zaino con i libri di scuola in spalla e in mano un gioccattolo regalato dalla mamma. E’ vero:  non sta succedendo qui. E allora perché non correre in centro a comprare l’ultimo paio di scarpe pubblicizzato? Impegnarsi  nella maratona degli acquisti natalizi? Abbandonarsi al consumismo più sfrenato?  Sta succedendo ora però:  una donna violentata a cui è stata strappata la dignità.
Una catena che distrugge la libertà personale. Un bambino muore in una guerra che non è la sua. E’ simultaneo, istantaneo. Eventi che, semplicemente, accadono.  La nostra mente nel frattempo, cancella, resetta, sovrappone e dimentica. Quando ci svegliamo la mattina, calpestiamo tutti la stessa terra. A riscaldarci, è lo stesso sole. Senza soffermarsi troppo su un banale perbenismo e una retorica ridondante, si dovrebbe semplicemente, grazie anche allo straordinario contributo  fotografico di Amnesty International, aprire gli occhi, uscire dal nostro bel mondo ovattato e fortificato e domandarsi se, veramente, nessuno nel proprio piccolo, possa fare qualcosa, qui, ora.


                                                                                                                   Giulia Ballini  
                

Oltre il sapone, tanta cultura a Marsiglia

Marsiglia è una città particolare, fusione di popoli di molteplici origini, che ha saputo creare dalla diversità un’identità unica. Oggi è la città dell’arte, della rinascita culturale e sociale. Quest’anno è stata proclamata, insieme alla città slovacca Kosice, Capitale Europea della Cultura. All’inizio del 2013 è un cantiere aperto, sotto vari punti di vista: aperto al mare, alla società, alla cultura, al futuro. Dopo grandi trasformazioni subite già negli anni precedenti, sono stati avviati circa 60 cantieri tra recuperi, riconversioni e nuove costruzioni. Il progetto principale, finalizzato al rilancio turistico e culturale, è l’Euro-Méditerranée, un piano che prevede il rinnovamento urbano di Marsiglia, a partire dalle aree portuali dismesse e volto alla promozione dell’area metropolitana. Architetti, ingegneri e artisti sono accorsi da ogni parte del mondo per dare il proprio contributo e si sono concentrati in particolare nella zona che va da Vieux Port, riqualificato grazie a un intervento dello studio di architetti di Norman Foster, che ha reso l’intera area pedonale, a Le Panier, il quartiere più antico e caratteristico di Marsiglia, con i suoi vicoli multicolore.

Scendendo verso il Fort-Saint-Jean troviamo uno degli edifici più notevoli, il MuCEM, Museo della Civiltà d’Europa e del Mediterraneo, ideato dall’architetto franco-algerino di origine italiane Rudy Ricciotti, che si ricollega ad esso tramite una passerella. Un edificio di “pietra, acqua e vento” che ospita spazi museali e dal quale è possibile ammirare da una parte Notre-Dame-de-la-Garde, sull’alto della collina, e dall’altra la Cathédrale Sainte-Marie-Majeure in stile neobizantino.

Accanto al MuCEM, uno degli edifici più rivoluzionari è la Villa Méditerranée firmata dall’architetto italiano Stefano Boeri, che sviluppa i suoi spazi sopra e sotto il mare ed è caratterizzato da uno sbalzo di 36 metri sospeso a 14 metri di altezza dal livello del mare. Un intervento significativo è stato realizzato per il J1, un hangar situato sulle banchine del porto di Marsiglia, che è stato completamente riqualificato.

Aperto per la prima volta al pubblico, con mostre ed eventi (tra cui la mostra su Le Corbusier) diventa un luogo d’incontro nell’attività portuale. Altri progetti realizzati sono il Frac, Fonds Régional d’Art Contemporain, museo realizzato dall’Architetto Kengo Kuma, il quale ha dovuto inserire l’edificio nel quartiere di Joliette, dall’assetto urbano complesso; quattro edifici, tra i quali il grattacielo di Jean Nouvel nel quartiere di Quais d’Arenc; il museo della fotografia di Frank O. Gehry; l’Euromed ideato da Massimiliano Fuksas. 
Marsiglia rappresenta in sintesi uno dei più grandi progetti di riqualificazione urbanistica europea. In questa città così complessa, dalle mille contraddizioni, ci sono tutti i presupposti per la creazione di una nuova identità. E una buona architettura contribuisce in maniera significativa al raggiungimento di questo obiettivo.

Federica Salvatore

Terra dei fuochi, il più grande avvelenamento a partecipazione pubblica

La locuzione “Terra dei fuochi” viene utilizzata per indicare la pratica criminale di smaltire o riciclare i rifiuti speciali bruciandoli. Il fenomeno denunciato a ogni istituzione competente, è stato per molti anni ampiamente sottovalutato. In molti ancora non immaginano i danni e le entità del problema, che continua a produrre malati, nonché morti di tumore. L’espressione è stata usata per la prima volta nel Rapporto Ecomafie del 2003 di Legambiente e ripresa da Roberto Saviano nell’ultimo capitolo ( l’XI) del libro Gomorra. La “Terra dei fuochi” è una vasta area dell’Italia meridionale, che comprende molti comuni tra Napoli e Caserta: Acerra, Aversa, Caivano, Camposano, Capua, Casal di Principe, Casaluce, Frignano, Giugliano in Campania, Lusciano, Marcianise, Nola, Orta di Atella, Parete, Pomigliano d’Arco, Portico di Caserta, Pozzuoli, Qualiano, Quarto, San Cipriano, San Marcellino, Teverola, Trentola- Ducenta, Villa Literno, Visciano.

Per anni nelle campagne campane si sono verificati sversamenti illegali di rifiuti industriali e rifiuti tossici e nucleari provenienti dal nord Italia e dal nord Europa, da parte della Camorra e in particolare del clan dei Casalesi. Questi rifiuti, abbandonati nelle campagne o lungo le strade, quando vengono incendiati rilasciano nell’atmosfera sostanze tossiche, tra cui la diossina. Sarebbero proprio questi fumi tossici, responsabili che negli ultimi anni hanno prodotto nelle zone di Succivo, Caivano, Acerra e Giuliano un alto tasso di tumori soprattutto al seno e alla tiroide, per le giovani donne, e i bambini. Dal 1991 al 2013 si sono svolte 82 inchieste per traffico di rifiuti che hanno incanalato veleni da ogni parte d’Italia seppelliti direttamente nelle discariche legali e illegali della Terra dei Fuochi, gestite della criminalità organizzata. Adelphi, Black Hole, Caronte, Cassiopea, Chernobyl, Dirty Pack, Ecoboss, Falena, Giudizio Finale, Houdinì, Madre Terra Matrix, Nerone, Nolo, Old Iron, Partenope, Quattro Mani, Re Mida, Terra Mia, Tre Ruote, Ultimo Atto, sono le voci- inchieste che compongono il Dizionario dell’ecocidio nella Terra dei Fuochi. Le inchieste si sono concluse con 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce, e hanno coinvolto 443 aziende, le maggior parte delle quali con sede sociale al centro e al nord Italia. Durante la crisi dei rifiuti in Campania, tra il 2007 e il 2008, i roghi divennero più frequenti. Solo tra il gennaio e il febbraio 2007 vennero incendiati 30.000 kg di rifiuti in terreni agricoli. Dalle dichiarazioni rilasciate dal pentito di mafia, Carmine Schiavone, già nel 1995, si evince come la Campania fosse destinata a divenire una discarica di materiali tossici, scorie nucleari e acidi. Ad oggi, in 22 anni di attività illecite, sono stati sversati circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni genere. Secondo gli inquirenti, se ogni tir è in grado di trasportare 25 tonnellate alla volta, 410.905 camion carichi di queste sostanze, hanno attraversato l’Italia per concludere il loro viaggio nelle campagne casertane e napoletane. Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, giudica disattenta e omertosa l’attività delle istituzioni, che hanno favorito “un crimine in piena regola”. Ribadisce la gravità della situazione e la necessità di fornire soluzioni concrete per risolvere un problema a lungo rimandato, e afferma “Vogliamo che sia archiviata finalmente la triste stagione della Terra dei fuochi e che il territorio possa tornare a vivere e credere nel futuro”.

Intanto è stato approvato in data 03/12/13 dal Cdm il decreto sulla Terra dei fuochi. Entusiasta afferma il premier Letta: "Oggi per la prima volta le istituzioni nazionali affrontano l'emergenza Terra dei Fuochi. Il provvedimento va in Parlamento ma è già norma da oggi". Con il decreto legge cosi approvato viene introdotto nell’ordinamento italiano il reato di combustione dei rifiuti. E'stata inoltre stabilita la perimetrazione delle aree agricole interessate e della campagna ed entro 150 giorni. Si tratta di "una risposta senza precedenti, forte, netta" per "recuperare il tempo perduto - afferma ancora Letta. Prevista inoltre la possibilità di usare i militari - dice il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, la quale in conferenza a Palazzo Chigi dice - "non è un punto di arrivo ma un inizio. Nuovo inizio per la Campania".

Francesca Pistolini


Gli omini di zenzero

Con l’avvento delle feste natalizie, ho pensato ad un dolcetto ideale per questi giorni e perché no, anche come simpatica idea da regalare : gli omini di zenzero. Questi biscotti sono tradizionali del nord Europa e vengono preparati per il periodo di Natale. Io personalmente li adoro , sia per il loro sapore speziato, perfetto per accompagnare un buon tea che per i loro decori. Mi piace poi, una volta fatti appenderli all’albero con dei nastrini. Oggi quindi diventiamo tutti l’uomo focaccina di Shrek e creiamo il nostro Zenzi personalizzato con tanto di glassa per decorarlo.

INGREDIENTI per 30/35 biscotti
Farina 350 gr
Zucchero 160 gr
Burro 150 gr
Uova 1
Sale un pizzico
Miele 150 gr
Cannella ( in polvere ) 2 cucchiaini
Noce moscata ( in polvere ) un cucchiaino raso
Zenzero ( in polvere ) 2 cucchiaini

INGREDIENTI per la GLASSA
Zucchero a velo 150 gr
Uova 1 albume

COSA OCCORRE
Formine da biscotti
Mattarello
Fruste ( meglio se elettriche )
Carta forno
Teglia
Tasca da pasticcere

Iniziamo setacciando la farina con lo zucchero, ( mi raccomando attenzione ai grumi ) aggiungiamo tutte le spezie , il pizzico di sale e per finire il burro ammorbidito e tagliato a cubetti. Aggiungiamo anche il miele e azioniamo le fruste ( o l’impastatrice se la avete ) a media velocità, fino ad ottenere un impasto bello bricioloso. Uniamo l’uovo e continuiamo ad impastare . L’impasto ottenuto dovrà essere una palla,lo compattiamo per bene e avvolgiamo con la pellicola. Facciamo riposare in frigorifero per circa 2 ore.
Una volta trascorso il tempo, preriscaldiamo il forno a 180 gradi e stendiamo l’impasto con il mattarello ( ricordatevi prima di infarinare il piano di lavoro che utilizzerete ed il mattarello, altrimenti l’impasto si attaccherà alla superficie ). Con gli stampini , ricaviamo le figure dei nostri omini, li adagiamo su una teglia coperta di carta da forno e inforniamo per circa 10-12 min ( devono dorarsi ).
Prepariamo ora la glassa : montiamo a neve ferma l’albume e aggiungiamo poco alla volta lo zucchero a velo, sempre continuando a sbattere. Ora riempiamo la tasca da pasticcere, se non la avete potete usare questo tutorial per crearla in casa con la carta forno http://www.youtube.com/watch?v=tvDPzWGdHE0 oppure, io spesso utilizzo una siringa privata dell’ago…eh il fai da te!
Decoriamo i nostri omini come più ci piace!
Qualche consiglio per la decorazione : potete prendere spunto da foto trovate in internet oppure a me piace per esempio anche disegnarne solo il contorno e i bottoncini!
Buon divertimento!
                                                                                                                                        Elena Guglielmino

Marijuana dello Stato: la svolta Uruguayana


“Legalize Marijuana” gridano da anni tutte quelle persone che usufruiscono dei suoi mille impieghi, tutti considerati illegali secondo la maggior parte dei governi mondiali. Avranno sicuramente esultato, insieme ai cittadini a cui riguarda questa legge, tutti i sostenitori di tale causa quando sono venuti a conoscenza della svolta epocale che ha travolto il Sud America. L’Uruguay ha proclamato la marijuana legale. Come accadde tra gli anni ’60 e ’70 in Olanda, ieri il parlamento uruguayano ha ufficialmente affermato che, a partire dal mese di luglio del prossimo anno, lo Stato si prenderà cura della produzione, distribuzione e vendita della droga leggera in questione. È avvenuta a Montevideo la votazione in cui il Fronte Ampio, colazione della sinistra al governo, ha vinto il suffragio con 16 voti contro i 13 dell’opposizione. La legge prevede la creazione di un organo istituzionale che regolamenterà l’utilizzo della cannabis; verrà chiamato appunto Inc. Quest’ultimo rilascerà licenze ai privati per la coltivazione delle piante, non più di sei piante ad individuo; inoltre dovrà rapportarsi con le associazioni di consumatori, a cui sarà dato un limite massimo di 45 soci e 99 piante. I produttori più importanti, che venderanno la marijuana per scopi terapeutici e, quindi, tramite varie farmacie specializzate, potranno vendere un massimo di 40 grammi mensili a persona. Il Parlamento rende noto che sarà creato appositamente un registro di consumatori, così da tenere sotto controllo nel miglior modo possibile questa nuova sfida che il governo uruguayano si prepara ad affrontare; il registro sarà naturalmente regolato dalla già esistente legge sulla privacy e si baserà sulla regolamentazione di dosi ad personam in vigore nei Paesi Bassi, dove una singola persona non può acquistare più di 5 grammi al giorno.

Proseguendo il pensiero filosofico olandese per cui “se un problema si è dimostrato insolvibile è meglio cercare di controllarlo”, il presidente José Mujica ha voluto ribadire che l’obiettivo della riforma non è “diventare un Paese del fumo libero”, bensì tentare un “esperimento al di fuori del proibizionismo” per provare a”strappare un mercato importante ai trafficanti di droga”. A favore delle parole del presidente è il fatto che l’utilizzo della marijuana è stato esteso solo ai cittadini e non agli stranieri né tantomeno ai turisti. 


L’opposizione non poteva rimanere certo a guardare, annunciando che se nel caso dovesse partire dal popolo un referendum abrogativo, non saranno certo loro a fermarlo, in quanto tale legge si scontra contro i principi di alleanza internazionale con le altre nazioni, è sgradita al 60% della popolazione, ma soprattutto rischia di essere anticostituzionale. Di sicuro c'è che questa storia dividerà in due l’Uruguay, più di quanto abbia già fatto, a noi rimane solo che attendere l’autunno prossimo per constatare gli sviluppi e se una nazione è capace di accettare anche questo tipo di tabù, e, perché no, imparare anche qualcosa.

Marco Harmina

Finalmente i Muse a casa tua

Esce il DVD + cd del live dei Muse allo Stadio olimpico di Roma registrato lo scorso luglio, si intitola 'Muse - Live at Rome Olympic Stadium' racconta tutta la serata della band che ha riempito i più importanti stadi di Europa nel suo tour: Summer Stadium Tour 2013. Il live era già stato proiettato nei cinema dal 12 novembre 2013 con la regia di Matt Askem. I tre compagni di scuola del Devon regalano al pubblico uno spettacolo mozzafiato utilizzando effetti pirotecnici, schermi digitali e una troupe di attori per accompagnare la loro epica playlist di 20 canzoni, miscelate con un surround incredibile. Voci , emozioni e luci si mescolano nell'incredibile palcoscenico dello Stadio olimpico di Roma.




Ecco la tracklist del cd live:

  1. Supremacy – 5:14
  2. Panic Station – 3:12
  3. Resistance – 5:32
  4. Hysteria – 5:06
  5. Animals – 4:21
  6. Explorers – 5:54
  7. Follow Me – 3:52
  8. Madness – 4:37
  9. Guiding Light – 4:18
  10. Uprising – 5:35
  11. Starlight – 4:27




Il cofanetto oltre ad essere un ottimo regalo di natale può anche essere ascoltato in anteprima su spotify: https://play.spotify.com/album/2m7L60M210ABzrY9GLyBPZ

Può inoltre essere acquistato su iTunes al seguente link https://itunes.apple.com/it/album/live-at-rome-olympic-stadium/id728375632 e nei siti e negozi di musica.

Se anche il cervello è maschio o femmina


Science Uncovers Genes Governing Male and Female Behaviors
Inconsciamente tutti sappiamo che l'uomo e la donna sono diversi a livello cerebrale, lo vediamo nelle mille differenze nel modo di pensare, negli interessi, nei gusti, ma tendiamo a dire che siamo uguali per una questione di “politicamente corretto”, perché spesso si tende ad associare la diversità con il dualismo “migliore e peggiore”. Anche la scienza si è tenuta abbastanza lontana dall'esaminare questi argomenti, un concetto fuori posto può scatenare un putiferio. Uno studio recente, però, sembra confermare in modo tangibile le presunte differenze tra i due sessi.

Un gruppo di ricercatori dell'Università della Pennsylvania, negli Stati Uniti, ha studiato 949 individui tra gli 8 e i 22 anni per capire se ci fossero differenze nelle connessioni cerebrali tra maschi e femmine e nell'articolo, pubblicato sula rivista Pnas, viene confermata tale teoria: gli uomini sembrano avere più connessioni all'interno di uno stesso emisfero, le donne ne hanno di più tra i due emisferi. Da questo i ricercatori hanno dedotto che, mentre l'uomo è più abile nel coordinamento dei movimenti e nella percezione dello spazio, le donne sono più brave in fatto di memoria, socialità e fare più cose contemporaneamente. Inoltre, tali differenze si accentuano col passare degli anni, meno marcate fino ai 13 anni, molto più profonde in età adulta.
Probabilmente niente di nuovo, ma ora c'è la prova scientifica; resta ancora da stabilire quanto ci sia di innato, se i millenni in cui l'uomo cacciava e la donna accudiva sono la causa o la conseguenza di questa diversità cerebrale.

Nella pratica questo non significa che tutte le donne non abbiano senso dell'orientamento o che tutti gli uomini non siano capaci di prendersi cura di qualcuno: c'è una predisposizione che, poi, può variare da individuo a individuo. Va detto, comunque, che non ha alcuna implicazione con l'intelligenza, quella è un'altra cosa, non è prerogativa di uno o dell'altro sesso, ed è grazie ad essa che si può raggiungere il medesimo risultato, che si sia maschi o femmine fa poca differenza, basta sapere usare le proprie abilità al meglio.

Matteo Cardinale
martedì 10 dicembre 2013

National Geographic: i 125 anni al Palazzo delle Esposizioni di Roma

Dal 28 settembre 2013 al 2 marzo 2014, “La Grande Avventura”

125 anni di avventura ed esplorazione. Di ricerca e scoperta. Da 15 anni in Italia, quella offerta dalla Society, è la possibilità di conoscere a fondo, forse senza esagerazioni, tutti i viventi sulla terra.  Il magazine, sicuramente unico per quello che offre, non è solo la raccolta di bellissimi scatti fatti in giro per il mondo, ma il reportage di culture e tradizioni lontanissime, di spedizioni, di modi di vivere e sopravvivere. Di popoli esotici e sconosciuti, di storia, natura ed ecologia. A scrivere infatti, sono giornalisti, ricercatori, scienziati e studiosi, di fama mondiale. Con la “Grande Avventura”, afferma il curatore della mostra Guglielmo Pepe, si cerca di portare alla luce attraverso scatti mozzafiato l’essenza stessa del  National Geographic. L’esposizione non è infatti un semplice susseguirsi di fotografie casuali: è anzi un percorso storico- fotografico, un viaggio che parte da Washington 125 anni fa, per espandersi in tutti i continenti. 125 scatti di volti famosi ed animali maestosi, momenti e tappe storiche salienti. Il percorso dovrebbe, oltre l’impatto estetico ed emozionale, continua Pepe, far riflettere su un altro aspetto: gli uomini sono esseri intelligenti, ma non i migliori. Dovrebbero comprendere che il destino del Pianeta, dipende da ognuno. Che la Terra è di tutti e tutti rispondono dei danni provocati. Il patrimonio che ci è stato donato, non è inesauribile. La mostra  ci offre la possibilità di vedere con occhi empatici e più comprensivi, tutte le specie viventi. Di capire l’amore, l’evoluzione e il progresso che c’è dietro ogni ricerca. Come non reputare suggestiva la prua del titanic fotografata da Kristof nel ’91?

E quella scattata in Tanzania nel 1964 da Van Lawick che vede la primatologa Jane Goodall "fare amicizia" con uno scimpanzé, Flint?






Assolutamente particolari le immagini di Eliza Scidmore che mostrano il Giappone del 1900, tra geishe e fiori di ciliegio, colorate tutte a mano.




E quella di Carl E. Akeley, che nel 1910, riesce a cogliere un primo piano straordinariamente dettagliato di una zebra di Burchell che riposa nelle pianure di Athi?







La National Geographic Society ha finanziato tantissime spedizioni, fra le quali quella sul Monte St. Elias in Alaska ma anche quella di Robert Pearly al Polo Nord del 1909. Pochi anni dopo Hiram Bingham scopre Machu Picchu. Il magazine continuava senza sosta a segnare tappe fondamentali nella storia della fotografia: sono del 1906 le prime immagini di animali scattate con il flash e del 1926 le prime foto sott’acqua. Il merito della mostra è senza dubbio anche del Palazzo delle Esposizioni che, per la sesta volta, offre i suoi spazi affascinanti per un evento di tale portata. Tra imprese memorabili e personaggi leggendari, tra ricerca in laboratorio e spedizioni nei luoghi più sperduti, tra  bellezza della vita animale e vegetale, tra l'impegno per la conoscenza e quello per la salvaguardia di Madre Terra, l’impegno de "La Grande Avventura" è senza dubbio apprezzato, e il suo scopo raggiunto.


Giulia Ballini

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