Archive for 2014-01-05

Torna la Allende ma con tinte di giallo

Passione, amore e qualche nota di paranormale sono i colori principali dei romanzi dell'Allende che non mancano nel nuovo romanzo della scrittrice sud americana: Il gioco di Ripper. Questa volta però si aggiunge un colore inedito alla storia: il giallo. Le protagoniste del romanzo sono due donne della famiglia Jackson: Indiana e sua figlia Amanda. Indiana è una guaritrice di una clinica olistica, rimane incinta molto giovane e decide poi di separarsi dal padre di Amanda, vede sempre il lato buono delle persone e con la sua indole altruista cerca di curare le persone nel corpo e nell'anima. Amanda rispecchia più il padre, ispettore capo della sezioni omicidi di San Francisco, brillante , introversa e con un eccezionale talento per le indagini criminali. È lei a creare Ripper, un gioco online basato su Jack the ripper , Jack lo squartatore , in cui vari giocatori da parti lontane del mondo si incontrano per risolvere casi misteriosi. Quando San Francisco è scossa da una serie di omicidi, i giocatori di Ripper cominciano a fare le proprie indagini fino ad ipotizzare un sottile linea che collega i delitti e l'ombra di un serial killer. Il gioco diventa sempre più reale fino a coinvolgere in prima persona i protagonisti.


''Per Amanda e i suoi amici Ripper era solo un gioco.
Ma quando San Francisco è scossa da una serie di misteriosi
omicidi, Amanda sembra l'unica in grado di risolvere l'enigma”


L' Allende tocca varie tematiche durante la narrazione, dalla guerra in Iraq e Afganistan al problema della mutilazione genitale femminile diffuso in alcune culture. Per gli amanti della scrittrice peruviana questo libro sarà una scoperta, per chi non ha letto nulla di questa scrittrice la trama inedita può essere un buon motivo per iniziarla a conoscere. Sul sito della autrice è possibile leggere l'incipit del romanzo: http://www.isabelallende.it/ .

Isabel Allende
Il gioco di Ripper
Feltrinelli
462 pagine 19 €
e-book 12,99 € 


Augusto Piazza

Il Solar Decathlon China, spunti sostenibili dall’oriente

Si è svolta la prima edizione del Solar Decathlon China. Il Solar Decathlon è un concorso internazionale che nasce per la prima volta in America nel 2002 e consiste in una competizione tra studenti di università provenienti da tutto il mondo che hanno l’obiettivo di ideare, progettare e realizzare un modello abitativo sostenibile, che sia autosufficiente a livello energetico, grazie all’utilizzo dell’energia solare e che sia dotato di tecnologie innovative. Il nome è basato sul metodo di valutazione dei prototipi, basato appunto su 10 criteri (architettura, ingegneria e costruzione, sistema solare, bilancio energia elettrica, condizioni di comfort, applicazioni, comunicazione e sensibilizzazione sociale, industrializzazione e interesse del mercato, innovazione, sostenibilità), ciascuno calcolato in base a specifici requisiti. Visto il crescente interesse negli anni da parte delle università nei confronti della manifestazione, viene istituito anche in Europa nel 2010, dove si svolge ad anni alterni rispetto all’edizione americana, e per la prima volta in Cina nel 2013.

Alla prima edizione asiatica del Solar Decathlon  hanno partecipato circa 22 squadre provenienti da 35 paesi differenti di tutto il mondo.  Il primo premio è andato al Team UOW, dell’Università Wollongong dall’Australia con la loro "Illawarra Flame fibro house" che ha conquistato 957.6/1000 punti, un primo posto per l’architettura, l’ingegneria, il sistema solare e un secondo posto per la comunicazione e l’interesse del mercato. Il modulo ad “energia zero” realizzato dagli studenti australiani, considerato il più efficiente ed innovativo della competizione, ha reinterpretato una tipica casa “fibro” indigena australiana degli anni Sessanta ad alto consumo, trasformandola in un modello super efficiente, sfruttando quindi il principio di retrofitting ed evitando così l’impatto ambientale che sarebbe scaturito dalla costruzione di una nuova casa. Il team australiano è partito reinterpretando le pareti massicce in fibrocemento della vecchia casa, aumentando l’ermeticità, allargando le finestre, introducendo giardini verticali, pannelli fotovoltaici sul tetto e introducendo un sistema di riscaldamento dell’aria e del ricircolo delle acque grigie. La filosofia di base del progetto è quella di educare la comunità e l’industria australiana alle molteplici e vantaggiose possibilità offerte dal retrofitting sostenibile. Il modello è volto a mostrare sia le prestazioni tecniche, sia la bellezza architettonica che possono emergere dalla riconfigurazione di una casa esistente. 

Il secondo premio è andato invece al prototipo “E-Concave”, presentato dalla South China University of Technology, realizzato con materiali locali a basso costo come il bambù e la canna da zucchero. Il terzo premio è stato assegnato invece alla Chalmers University of Technology di Gothenburg con il progetto “Halo”, un guscio in legno in grado di adattarsi alle diverse temperature. Prendendo qualche spunto dal team australiano, aspettiamo la prossima edizione del Solar Decathlon che si terrà a Versailles nel 2014 e alla quale parteciperà anche l’Università di Roma Tre con il progetto sostenibile Rhome for Dencity.

Federica Salvatore

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