Archive for 2013-11-24

Goodbye Telecom Italia?

Negli ultimi giorni si stanno moltiplicando i rumors riguardanti la vicenda di Telecom Italia: il riassetto azionario di Telco, sua principale azionista, porterebbe di fatto la compagnia italiana sotto il controllo della spagnola Telefonica. In questo scenario, sono sempre più numerosi gli appelli al Governo affinché vengano tutelati gli interessi di Telecom Italia. In quanto, la partita che si sta giocando, e che sembra tuttaltro che giunta al termine, vede protagonisti non solo strategie di controllo e interessi economici, ma il futuro di milioni di dipendenti.

Lo stesso Angeletti, segretario generale del Uil, è intervenuto affermando: "le scelte da operare per la definizione della vicenda Telecom saranno decisive non solo per il futuro dell'azienda, ma anche per lo sviluppo del Paese". Bisognerebbe, in tal senso, pretendere "garanzie occupazionali e industriali, a partire dalla rete, idonee ad assicurare una prospettiva competitiva a uno dei pochi grandi gruppi italiani". Comprensibile la paura del segretario generale che venga lesa la concorrenza del mercato. Le due compagnie, infatti, controllano in Brasile Vivo ( Telefonica) e Tim Brasil (Telecom Italia), i due principali operatori di telefonia mobile del Paese sudamericano. Se entrambe rispondessero di fatto ad un’unica proprietà rappresentata da Telefonica, verrebbe sicuramente leso il gioco concorrenziale.

Come se non bastasse, negli ultimi giorni si è diffusa la notizia che il Cade, l' autorità brasiliana antitrust, potrebbe multare Telefonica per 6,5 milioni di dollari nel caso in cui non diminuisse la sua partecipazione in Telecom Italia. "L'operazione annunciata da Telefonica, seppure al suo primo stadio, già viola gli impegni presi", scrive nel rapporto Daniela Silva Borges, legale del Cuda, "sia pur indirettamente, cresce la dipendenza economica tra i due gruppi, laddove e' richiesta l'indipendenza", inoltre, l'aumento della quota di Telefonica in Telco e' "una delle più gravi violazioni possibili dell'accordo sottoscritto con il Cuda". La Borges fa riferimento all'accordo Performance Commitment sottoscritto nel 2010 e vincolante per l'approvazione dell'ingresso di Telefonica nel capitale di Telecom Italia. A questo punto gli scenari possibili potrebbero essere la cessione da parte di Telecom Italia di Tim Brasil (maggior timore dei piccoli azionisti) o l’ingresso di qualche operatore privo di conflitti di interesse. 

Non è chiaro in questa vicenda quale siano gli obiettivi della società spagnola, risulta difficile ipotizzare che la stessa sia interessata ad una economia italiana in recessione e ad un mercato dominato da regolatori poco clementi, per non parlare di un possibile e preannunciato downgrade di Telecom da parte di Moody's a novembre. Se questo è lo scenario che si prospetta, non è sicuramente il più fertile per gli investimenti. La partita sembra tutt'altro che terminata e la prossima mossa, forse la più costosa, potrebbe essere annunciata dal Cade nei prossimi giorni.

Beatrice Di Marco

Madame Bovary c'est moi! (Madame Bovary sono io! ).


È questa la frase che diede scalpore durante il processo ai danni dello scrittore Gustave Flaubert nel 1857. Il libro in questione è Madame Bovary, primo romanzo di Flaubert, messo sotto inchiesta per oltraggio alla morale. Ciò che gli valse maggior men te l’accusa di oltraggio fu l’uso che fece del discorso in diretto libero, specialmente in certi 
passaggi particolarmente “compromettenti”, non risulta va chiaro quale fosse il giudizio morale dell’au tore che, nell’accompagnare le lascive passioni della sua protagonista Emma, sembrava in qual che modo condividerle.

Madame Bovary è un ritratto crudo ed imparziale dei capricci e della vita perennemente insoddisfatta di una giovane donna di campagna, sposata ad un uomo mediocre che sogna invece lo sfarzo e gli sfavilli della Parigi dell'800. Sogna le eroine dei romanzi che divora, le loro avventure i loro amori cavallereschi. L’autore guarda la sua eroina con occhio disincantato e impietoso: i suoi amori impossibili, il suo fatiscente matrimonio. In tutto Protagonista assoluta è lei, Emma, donna idealista, intrisa di letture e di sogni fuori dalla sua portata; capace di perdere ogni contatto con la realtà. Tradisce se stessa e chi le sta accanto, alla ricerca spasmodica di una vita meno mediocre e borghese e, di conseguenza, meno autentica. L’au to di stru zio ne verso cui si tra sci noia e si sten zia le. Durante la lettura, ho frequentato per ore la signora Bovary e un forte sentimento d’antipatia si è annidato in me, al primo sguardo di lei, al primo contatto di pelle. Emma è e sa ge ra ta in tutto quel lo che fa, non co no sce mezze mi su re. Am pli fi ca ogni sen ti men to fino all’im plo sio ne, poi ché, nell’impos si bi li tà di con di vi de re con qual cu no le pro prie an go sce, tutto passa sotto si len zio. Nell’osti nar si a vi ve re in un ro man zo tutto suo, non si ac cor ge di es ser ne l’unico per so nag gio: nes su no può ca pir la. È invece nelle ultime pagine, agli ultimi respiri al capezzale del suo letto che l'ho finalmente compresa e presa a cuore. A posteriori, la sua tragica parabola sintetizza l’impotenza delle donne nel poter indirizzare il proprio destino. Quel lo di Ma da me Bo va ry è un u ni ver so in cui trova posto l’in ti ma sof fe ren za di o gnu no, anche la più co mu ne, la più sem pli ce o la più vi gliac ca in sod di sfa zio ne che ci possa es se re.
na Emma è tutta det ta ta dalla sua

Proprio a partire da Madame Bovary, prima vittima del bovarismo, si è individuato un disturbo clinico che colpisce soprattutto chi non è in grado di distinguere il sogno dalla realtà. Infatti il “bovarysme”, “l’écart entre le reve et la réalité” (“la differenza tra il sogno e la realtà”) è una malattia di un’intera società, la società francese del XIX secolo. Esattamente come Madame Bovary, nella società attuale, troviamo esempi di “bovarysme” di qualsiasi tipo. Una società cresciuta nel sogno e nell’opulenza nello sfrenato consumismo che induce a desiderare sempre qualcosa di più. È una sindrome compulsiva dalla quale l’uomo moderno è gravemente affetto e Madame Bovary l’ha già vissuta nel tentativo di elevarsi socialmente ed economicamente, di raggiungere amori sublimi in una esaltazione quasi isterica. Ma per quanto riguarda Emma non c’è nessuno, neanche l’autore stesso che si senta di condannarla poiché è espressione della fragilità dell’animo umano. Di ognuno di noi.
Madame Bovary dunque, c’est moi!


Elena Guglielmino

Cornettini di sfoglia alla nutella

Ed eccolo qua, puntuale(quest'anno non proprio) il freddo è arrivato. C'è chi lo ha implorato, chi ha sperato che Roma divenisse invece Palma de Mallorca e chi come me si prepara per il letargo. Ed è proprio per giornate come queste che ci aspettano che la mia ricetta è pensata. Una dolce merenda da gustare al calduccio, in casa o da asportare per stare in compagnia. 
Quindi, tuta nei calzini e via ai fornelli! 
INGREDIENTI:
2 cucchiai di zucchero
1 rotolo di pasta sfoglia
Nutella q.b.
COSA OCCORRE :
Carta da forno
Mattarello
Teglia

TEMPO DI PREPARAZIONE 10 min
TEMPO DI COTTURA 15 min


Iniziamo a scaldare il forno a 180 gradiSrotoliamo la sfoglia su un piano e la spolverizziamo con lo zucchero, facendo attenzione a coprire tutta la superficie. Facciamo aderire bene lo zucchero in modo uniforme passando il mattarello sulla sfoglia zuccherata, esercitando un po’ di pressione. Prendiamo un pezzo di carta forno e copriamo la nostra sfoglia quindi la ribaltiamo in modo da avere la parte zuccherata sotto. Rimuoviamo la carta forno in superficie e con un coltello dividiamo la sfoglia in 8 triangoliAlla base più lunga di ciascuno di essi poniamo un cucchiaio di nutella (non di più altrimenti rischia di fuoriuscire in cottura) e iniziamo ad arrotolare i triangolini, partendo dalla parte più esterna.


Una volta completato il tutto trasferiamo i nostri dolci cornettini su una teglia coperta di carta da carta forno. Inforniamo per 10/15 min circa a 180 gradi finché la pasta non si sia dorata per bene. Ed eccoli qui i nostri squisiti cornettini col cuore di nutella, facili veloci e golosissimi. E per gli alternativi, si può sostituire la nutella con della dolce marmellata del gusto preferito.


Consiglio di servire con una cioccolata calda.
Buona merenda!


Elena Guglielmino

La sindrome di "Alice nel paese delle meraviglie"

Tutti sicuramente conosciamo la storia di “Alice nel Paese delle Meraviglie”Quello che però forse non tutti sanno è che nel mondo ci sono persone che vivono davvero come la piccola protagonista del romanzo, la maggior parte delle quali sono bambini, anche se non mancano i casi in età matura. Ultimamente è stata descritta una bimba di sei anni, che vive a Pipersville, in Pennsylvania, USA. La piccola afferma di sentirsi spesso come Alice, vedendo oggetti e persone rimpiccioliti, piuttosto che ingranditi, avendo allucinazioni ottiche e non percependo le giuste dimensioni dello spazio e del tempo.

E questi sono, effettivamente, i sintomi principali della Sindrome, definita, per l’appunto, come Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie (acronimo inglese: AIWS): alterazioni dello schema corporeo (micro/macrosomatognosia), micropsia, macropsia, depersonalizzazione, derealizzazione, illusioni visive. I pazienti, peraltro, non dimostrano patologie mentali concomitanti, o danni alla vista ed hanno un livello di lucidità totalmente nella norma, tranne che durante questi brevi episodi di distaccamento dalla realtàSeppur la prima descrizione di questa Sindrome risale al 1952 con Lippman, il nome letterario le fu dato nel 1955 sul Canadian Medical Association Journal da John Todd, psichiatra inglese dell’Università dello Yorkshire (e per questo definita anche con il nome di “Sindrome di Todd”).

Il quadro clinico può essere associato ad assunzione di allucinogeni ( in particolare al muscimolo, un alcaloide presente nell’Amanita Muscaria, uno dei funghi più appariscenti, con il cappello rosso a pois bianchi, tra l’altro molto simile allo stesso fungo che mangia Alice),ma anche a mononucleosi infettiva, Coxsackie Virus B1,schizofrenia. La correlazione maggiore, però, si riscontra con lesioni cerebrali, epilessia ed emicraniaIn particolar modo, il collegamento si effettua con l’emicrania definita “con aura”. In questo tipo di emicrania, la cefalea è preceduta da alcuni sintomi caratteristici (nell’insieme definiti “aura”), quali: lampi di luce, immagini scintillanti, quadrantopsia – deficit della vista in un quadrante visivo - , disturbi della parola…), al termine dei quali inizia la crisi dolorosa. Grazie a tecniche di medicina nucleare, utilizzando come tracciante 99mTc-Hm PAO (un complesso lipofilico, che viene assorbito dal cervello in seguito ad iniezione endovenosa), tramite la SPECT (tomografia computerizzata ad emissione di un singolo fotone) sono state rilevate particolari regioni mal irrorate (temporale, occipitale e l’area perisilviana) e, quindi, in stretta associazione con la AIWS. Non è ancora chiaro il legame tra questo tipo di emicrania e la Sindrome, ma si è supposto che lo stesso autore di Alice in Wonderland, Lewis Carroll, fosse affetto da AIWS. In effetti, dai suoi diari si apprende che egli nel 1856 consultò uno dei massimi esponenti nel campo dell’oftalmologia del suo tempo, per riferirgli delle sue esperienze visive e di emicrania, che gli si presentavano abitualmente e che, si suppone, egli usò come ispirazioni per la sua opera

Nonostante le esperienze particolari che una così strana sindrome può portare, i sintomi descritti sembrano andando alleviarsi nel corso del tempo (anche tramite l’uso di beta bloccanti, antidepressivi, anticonvulsionanti -tutti farmaci usati per il trattamento delle emicranie-) fino alla loro totale scomparsa, permettendo così ad Alice di uscire finalmente dalla tana del Bianconiglio.



KM
giovedì 28 novembre 2013
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Netflix, il nuovo colosso dell'intrattenimento

Era il 2000: a 477 km dalla poltrona dello Shrine Auditorium da cui Kevin Spacey si sarebbe alzato il 26 marzo per ricevere il suo secondo premio Oscar, nel quartier generale di Netflix si apprendeva la notizia che Blockbuster Llc rifiutava l'acquisto della loro giovane compagnia per 50 milioni di dollari. Tredici anni dopo, con una capitalizzazione azionaria di 21 miliardi di dollari, nella stessa sede di Los Gatos, California, ci si può godere con soddisfazione la notizia della chiusura degli ultimi 300 negozi Blockbuster negli Stati Uniti. 

«É così che si divora una balena, Doug: un morso alla volta». E dire che tutto è iniziato a causa di una penale di 40 dollari per aver consegnato in ritardo una copia di "Apollo 13". Il colpevole, Reed Hastings, pensò bene che con la stessa somma avrebbe potuto iscriversi in palestra e andarci quando voleva. E quanto voleva. Da qui alla nascita di Netflix il passo fu breve: bastava una sottoscrizione mensile e il cliente poteva noleggiare tutti ciò che voleva, al di sotto di un limite dettato dal tipo di abbonamento, e per tutto il tempo che desiderava. Niente di clamoroso, ma funzionò. La svolta, però, fu un'altra: lo streaming. Oltre alla possibilità di noleggiare contenuti via posta, infatti, i sottoscrittori di Netflix potevano decidere di godersi i film che un algoritmo gli consigliava direttamente online. E nel 2008 l'offerta a disposizione si allargò ulteriormente tramite un accordo con Starz Entertainment che metteva a disposizione più di 2,500 titoli. L'esperienza si rivelò così gratificante da convincere Netflix a firmare nel 2010 un accordo quinquennale da un miliardo di dollari col canale satellitare EPIX, che assicurava diritti di anteprima per i film targati Paramount Pictures, MGM e Lions Gate Entertainment. Per capirci meglio, dall'agosto di quest'anno chi in Gran Bretagna avesse voluto seguire l'ultima stagione di Breaking Bad, avrebbe potuto farlo il giorno dopo la messa in onda statunitense solo, manco a dirlo, su Netflix. 

Ed è qui che torna in gioco il celebrato Spacey: attore pluripremiato, direttore di uno degli storici teatri di Londra, l'Old Vic, vera e propria icona mondiale. E anche Frank Underwood, il politico calcolatore, vendicativo e piuttosto retorico protagonista di House of Cards. Che non è una serie tv qualunque: non solo perché i 13 episodi della prima stagione sono costati in tutto 100 milioni di dollari; non perché è stata girata da David Fincher, lo stesso di The Social Network e Fight Club; e nemmeno perché somiglia ad una versione molto più controversa e decisamente attuale di quel capolavoro che è West Wing; ma perché è stata ordinata e prodotta interamente da un sito internet, Netflix. E perché è stata rilasciata tutta in un'unica soluzione il 1° febbraio 2013. É il concetto della palestra, ancora una volta: quando vuoi, come vuoi. Non è un caso se la metà del traffico internet negli Stati Uniti nell'ultimo anno è catturata da due soli siti internet: YouTube e Netflix. E nemmeno che, nello stesso mercato, il traffico online di BitTorrent è calato del 20% (dati tratti dal rapporto di Sandvine). Dopo Blockbuster, altre due balene potrebbero finire divorate da Netflix e dai suoi simili: la televisione e la pirateria. E stavolta con l'aiuto di Kevin Spacey. Che ha appena regalato una sottoscrizione al suo nuovo sito internet preferito a Woody Allen. Potremmo vederne delle belle.

Vincenzo Terracciano

Mai più violenza sulle donne: stop al femminicidio

Il 25 novembre è stata celebrata la giornata mondiale Onu contro la violenza sulle donne. La scelta di questa data non è casuale: in questo giorno di 53 anni fa le tre sorelle Mirabel furono torturate e uccise dagli agenti del dittatore Rafael Trujillo durante la lotta di liberazione della Repubblica Dominicana. I dati parlano chiaro: «Più del 70% delle donne nel mondo ha subito violenza almeno una volta nella vita», ha sottolineato Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite. Anche l’Italia, purtroppo, non fa eccezione: dall’inizio del 2013 si contano 128 donne uccise da mariti, fidanzati, familiari. Uno scenario drammatico che va cambiato. Per farlo serve l’impegno di tutti, occorre sensibilizzare l’opinione pubblica e «ripartire da scuola e università con azioni politiche e culturali», come hanno ricordato le associazioni studentesche Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari. Ed effettivamente il problema sembra essere proprio culturale: stando ad uno studio dell’Eurodap (Associazione Europea Disturbi da Attacco di Panico), 3 uomini su 10 sono convinti che, nei casi di violenza sulle donne, siano proprio queste in qualche modo le uniche responsabili di quanto accade.

 «Il fenomeno della violenza non deve mai essere accettato come una cosa normale» - ha dichiarato la presidente della Camera Laura Boldrini - «e per fare questo bisogna educare i propri figli sin da bambini al rispetto di genere, e lo stesso deve avvenire a scuola. Quello della violenza sulle donne è un problema che riguarda gli uomini, ma questo è un percorso che dobbiamo fare insieme, uomini e donne». La Boldrini ha inoltre ricordato che uno dei primi provvedimenti approvati dall’attuale legislatura - promosso all’unanimità sia alla Camera sia al Senato - è stata la ratifica della Convenzione di Istanbul, la quale obbliga gli stati a mettere in atto una serie di azioni soprattutto nella prevenzione, nell’educazione e nella protezione della donna. Proprio la Camera ha ospitato parlamentari, attrici e attori per il reading di alcuni monologhi tratti dallo spettacolo teatrale di Serena Dandini, “Ferite a morte”, storie vere di donne vittime di abusi. Dell’importanza di un cambio di mentalità e di atteggiamento, soprattutto da parte degli uomini, ha parlato anche il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il quale ha sottolineato quanto le norme da sole non bastino e quanto occorra vi sia un’applicazione delle stesse affinché la situazione migliori. Nel frattempo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha annunciato “lavori in corso” per un progetto che prevede la realizzazione nei Pronto Soccorso di luoghi appositi dedicati all’accoglienza di donne vittime di abusi, affinché vengano accudite, supportate e protette.

 E quest’anno una delle tante donne italiane vittime di violenza è stata l’avvocatessa di Pesaro, Lucia Annibali, sfregiata con l’acido per ordine del suo ex fidanzato. Alla donna il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana. Un simbolo per tutte le donne che, come Lucia, hanno reagito con forza e dignità dopo un assurdo e mai giustificabile atto di violenza. Dall’Enel che ha acceso di rosso il Campidoglio alle decine di paia di scarpe rosse esposte davanti al Centro di Produzione TV RAI di Milano, sono state tante le iniziative organizzate in questa giornata. Un’occasione da ricordare non solo il 25 novembre, ma tutto l’anno. Tutti.




Simone Rinaldi

Nuove trasgressioni adolescenziali: il sexting.

Viviamo in una società impregnata di tecnologia, ormai quasi tutti hanno un computer, uno smartphone, un accesso a internet. L'apporto che questi mezzi danno alla società è enorme ma, si sa, il loro potenziale può essere pericoloso se usati nel modo sbagliato. Questo vale soprattutto quando si parla della sfera privata, dei sentimenti e della sessualità. Il “tutto e subito” che la rete offre è stato come un amplificatore per i bisogni più reconditi della società, alimentando un circolo vizioso di insoddisfazione e voglia di spingersi sempre oltre. Questo vale soprattutto quando si ha a che fare con generazioni di adolescenti sempre più smaliziati e precoci.

Ed è in questo contesto che si inserisce il cosiddetto sexting (fusione anglosassone tra sex, sesso, e texting, inviare un SMS), ovvero la pratica sempre più diffusa tra gli adolescenti di inviarsi messaggi a sfondo sessuale, solitamente accompagnati da foto e video.
I motivi che spingono un ragazzino a farsi foto ammiccanti, sessualmente esplicite, sono tanti e si possono ricollegare più generalmente ad una adolescenza che inizia sempre prima. La causa primaria – sembra quasi ovvio – è la presenza massiccia della pornografia nella società e la facilità con cui è possibile reperirla. Questo fa sì che l'individuo si desensibilizzi alla sessualità, considerandola un qualcosa di quotidiano, scontato, privo di significati emotivi e che si spinga sempre più in là per trovare qualcosa che gli dia emozioni.
Questa la base a cui si aggiungono altri aspetti tipici di quel periodo, come il bisogno di trasgredire e addentrarsi in qualcosa che non si conosce bene, che è quasi proibito, voler stupire gli altri, dimostrare a sé stessi che si è in grado.

Secondo le ricerche (si parla del 30 percento negli Stati Uniti) sempre più ragazzi si avvicinano a quello che loro considerano un gioco, ma che un gioco non è: infatti, oltre ai problemi di natura affettiva, ci sono altri risvolti non meno pericolosi dietro la porta, quali, ad esempio, la pedopornografia e la prostituzione minorile. Infatti, sempre più spesso si incappa in casi di ragazzine pronte a vendersi su internet per qualche soldo o regalino, sintomo di quel vuoto affettivo che affligge i giovani di oggi, ma non solo.

Pian piano le istituzioni si stanno accorgendo del problema e stanno cominciando a studiare strategie per arginarlo, partendo dal luogo in cui questo fenomeno si diffonde: la scuola. Anche molte associazioni si sono attivate per sensibilizzare i ragazzi sulle tematiche della sessualità e sui rischi che si possono correre sui social network, mezzo prediletto per scambiarsi i contenuti proibiti, come ad esempio la recente iniziativa di un famoso marchio di preservativi, un tour in ben 11mila istituti italiani, allo scopo di educare i partecipanti all'affettività e alla sessualità e ai pericoli della presenza su internet.

Matteo Cardinale

Beat Generation - On The Road

“No, aspetta a guardare il film, prima devi leggere assolutamente il libro” oppure “Io ho visto solo il film e non mi è piaciuto, figurati se ho voglia di leggere il libro”. Sicuramente vi sarà capitato più e più volte di avere conversazioni simili con amici e conoscenti. Vorrei a tal proposito, da amante sia della carta stampata sia della pellicola, proporvi un punto di vista che integri queste due forme d’arte.
“Ha cambiato la mia vita così come quella di tutti gli altri” avrebbe detto Bob Dylan molti anni dopo, riguardo questo romanzo. Sto parlando di On the road, romanzo chiave e portavoce di una generazione, la beat generation.

IL ROMANZO. Jack Kerouac (1922-1969) scrisse  Sulla strada nel 1951 (fu pubblicato nel 1957) digitando ininterrottamente per oltre tre settimane, alimentando il suo fisico e la sua mente con benzedrina e caffè forte. Nei sei anni che ci sono voluti per la pubblicazione, la cultura americana è cambiata radicalmente: personalità come Elvis Presley, James Dean e Marlon Brando sono emerse e diventate le icone di un'epoca.  Il romanzo –autobiografico- racconta di Sal Paradise e Dean Moriarty (Jack Kerouac e Neal Cassady) e dei loro viaggi in lungo e in largo attraverso il suolo Americano, in uno stile senza fiato e impressionista. Per quanto sia autobiografico, il vero fulcro del romanzo si individua nella figura di Dean. Ex galeotto, appena uscito dal riformatorio, si incunea prepotentemente  “con quel modo di parlare che aveva allora” nelle menti e nelle vite di tutti i personaggi che incontrerà nel suo eterno cammino sulla strada. L’incontro con Sal avviene in un momento delicato della vita di quest’ultimo: Sal è un’aspirante scrittore in cerca di ispirazione ed ha appena perso il padre, trovandosi faccia a faccia con quella “seria malattia della quale non vale la pena di parlare, se non perché aveva a che fare con quella separazione avvilente e penosa e con la sensazione di morte che si era impadronita di me”, la depressione. Inizia così il loro viaggio. Un viaggio che, attraverso la delirante e quanto mai dettagliata narrazione di Kerouac, in alcuni tratti porterà anche il lettore a percepire le atmosfere che emergono dalle pagine del libro, arrivando ben presto a fargli capire che lo scopo della loro impresa (metafora della vita per i protagonisti) è andare, andare e ancora andare, spingendo il proprio corpo e la propria mente al limite, con alcol, marijuana, benzedrina, sesso e musica, cercando di sfuggire dalla noia della vita accarezzando la morte. “Eravamo tutti felici, ci rendevamo conto che ci stavamo lasciando alle spalle confusione e assurdità per compiere l’unica nobile funzione che avevamo a quel tempo, andare”.


IL FILM. È Walter Salles che con On the road adatta e porta sul grande schermo il romanzo di Kerouak nel 2012. A differenza di alcuni altri casi, il regista rimane molto fedele all’originale regalando, grazie anche a un cast di tutto rispetto (Sam Riley, Garrett Hedlund, Kristen Stewart, Kirsten Dunst, Viggo Mortensen per citarne alcuni), un film che coinvolge e permette a colui che ha letto il libro di sentire in maniera ancora più viva la sfrenata vita dei protagonisti. Una pecca (probabilmente per ragioni di regia e di tempistica, e per la straordinaria abilità di Kerouac) sta nel fatto che paradossalmente l’autore attraverso le parole riesce a far immergere il lettore in paesaggi e atmosfere che invece sfuggono alla telecamera del regista. Grazie però all’uscita della versione incensurata del romanzo avvenuta nel 2005, è stato possibile integrare il film con scene di sesso, sia etero sia gay, rimosse su insistenza degli editori di allora, rendendo ancora di più l’idea di quanto fosse estremo e allo stesso tempo normale e quotidiano quel modo di vivere di un’intera generazione.
Allego link del trailer: http://www.youtube.com/watch?v=jV-gwWSoCIk

Claudio Bellucci

“El Empleo” : il cortometraggio animato, contro lo sfruttamento sociale


El Empleo. Impiego, lavoro. Ma anche impiego inteso come utilizzo, sfruttamento. E’ il titolo del cortometraggio argentino vincitore nel 2011 del “Premio del Pubblico” al Festival di Berlino. Una tematica, quella dello sfruttamento sociale, sempre in primo piano, attuale. E’ trattata dall’autore Santiago Bou Grasso , senza mezzi termini, in modo schietto, inequivocabile e immediato. In una dimensione ovattata, una sveglia animata, gioiosa di scandire secondi,  minuti e ore che si ripetono implacabili ogni giorno, attira subito l’attenzione dello spettatore. Appare, subito dopo, il protagonista, dallo sguardo vuoto, esanime, come del resto gli altri personaggi che compaiono. Automi che si apprestano ad occupare il tempo con azioni e mansioni cicliche; perfino con gioie cicliche: attimi di felicità che passano inosservati, oscurati dall’appuntamento successivo dell’orologio sociale.  Inizia una nuova giornata e probabilmente non offrirà niente di diverso da quella appena trascorsa. Meglio fare luce nella stanza da letto, per spegnere il buio dei pensieri, quelli di una notte insonne magari. Questa lampada umanizzata che il protagonista accende dopo essersi svegliato, si rivelerà poi la chiave di lettura dell’intero lavoro. E cosa succede se a farti da tavolo per la colazione ci sono i tuoi figli? E se l’appendiabiti  diventa tua moglie, che, prima del cambio d’inquadratura, sbatte le palpebre quasi a ricordare di essere ancora una persona? Non c’è niente di strano allora se, come taxi, ci si affida alle gambe di un altro uomo  e il verde del semaforo è l’apertura di un impermeabile.
 E forse nemmeno se il contrappeso dell’ascensore dell’ufficio è un goloso seriale di dolci. La riflessione vera e propria nasce  quando arriva la mansione del protagonista. Lo zerbino.  Il compito è far pulire i piedi a qualcun altro e per quanto il momento storico sia complicato, per quanto di un lavoro non ci sia nemmeno l’ombra (o forse solo quella) e per quanto ci si senta assuefatti da contratti ai limiti della decenza e da lavori occasionali, non si può accettare passivamente tutto. Soprattutto se si deve addirittura ringraziare, di avere l’opportunità di intraprendere la carriera di zerbino non retribuita. Soprattutto se lo zerbino, mentre fa lo zerbino sdraiato sapientemente a terra, ha il tempo di pensare alle giornate  passate su degli oggetti misteriosi chiamati libri, sulle sue aspettative, sulla fiducia riposta in un sogno. Se non si presta attenzione, si diventa zerbini per la  vita, non solo per entrare nelle grazie di un superiore. Lo zerbino, se non si alza da terra, non sarà sollevato da nessuno.  Se non si guarda intorno e non capisce che se per lui qualcuno è zerbino, lui lo è a sua volta per qualcun altro, non ci sarà evoluzione.  Un cortometraggio che chiama in causa tutti, lasciando una sensazione di disarmante familiarità. E’ la catena sociale? Il più forte che mangia il più debole? E’ veramente così come prospettato da Grasso nel cortometraggio?  Si è veramente “impiegati”(e non a tempo indeterminato!) per gli scopi altrui senza rispetto e considerazione? E’ una realtà arrivista di zerbini solitari ed egoisti che pensano, nonostante lo sfruttamento, solo a se stessi? O di chi, spesso,  con tutta la buona volontà non ha l’opportunità di realizzarsi? El Empleo: sfruttati o sfruttatori? E’ questo il bivio? Di certo una società “macchina”, fatta di ingranaggi, che però sono persone che lavorano e producono senza fermarsi mai, non è quello che rende un Paese civile. Un Paese civile deve essere una macchina democratica, fonte di stimoli,  passioni e aspettative per l’impegno dato e non di alienazione, sconforto e sfruttamento. Fonte di meritocrazia, altruismo e rispetto verso il prossimo. Principi base, per un vivere civile che non può assolutamente permettersi un livellamento della personalità e della conoscenza.

D’accordo o no e nonostante l’estremizzazione voluta, la chiave di lettura del corto, dopo i titoli di coda, è un messaggio di rincuorante ribellione, ma anche di speranza. La lampada umana che si stanca di essere lampada, decide di togliersi il cappello, di gettare a terra il paraocchi e continuare, dopo il gesto di stizza, per il suo cammino.
                                                                                                                                                
                                                                                                                                           Giulia Ballini



Rob Ford, il sindaco "tamarro"

Siamo stati abituati alla politica trash, quella fatta di personaggi improbabili, veline al governo e presidenti del consiglio invidiabili dai più incalliti scapoli. Come siamo stati abituati a pensare ad una cultura politica anglosassone lontana da tutto questo, più responsabile e coscienziosa. Quello che mai ti aspetteresti è trovare un sindaco canadese che sembri una caricatura delle più fantasiose immagini dipinte del Berlusconi di turno. Ebbene Rob Ford, 44enne sindaco di Toronto non è poi così lontano dallo stereotipo del politico italiano che negli ultimi anni si è fatto largo nell'immaginario collettivo non solo nazionale, ma anche internazionale. Questa superficiale e incredibile analogia può sembrare tale solo ad una prima lettura dei titoli dedicati dai netwoks d'oltreoceano a questo folkloristico sindaco.

Una barzelletta o una delle tante assurdità che immaginiamo con gli amici. "Pensa se un sindaco giustificasse l'uso di droghe con le sue frequenti sbornie". Non è fantasia, ma quanto sostenuto dal sindaco canadese incalzato dalla stampa locale che chiedeva spiegazioni riguardo foto compromettenti (ritratto mentre fumava crack). Ma Snoop Doggy Rob (così e con altri simpatici nickname è ormai quotidianamente appellato dai giornali di Toronto) non si è fermato qui. Sottolineare la propria passione per il sesso orale, poco dopo aver risposto alle domande di giornalisti che lo accusavano di molestie sessuali nei riguardi di dipendenti comunali, rientra senza alcun dubbio nelle cinque cose da -non- fare per qualsiasi essere umano, a prescindere dall'impiego lavorativo svolto. Per il resto delle imprese di questo "super" (per noi,  un po' meno per i suoi stessi elettori, ormai pentiti e rassegnati) sindaco basta una rapida rassegna sul web, ricco di contenuti foto e video a riguardo.

Ad un diretto interessato che viaggia ancora ad alti livelli di ilarità ("sarò il premier del Canada") fa da contraltare una comunità, quella di Toronto, stanca e preoccupata dalle esuberanze del suo primo cittadino. Ridimensionate nettamente le sue mansioni (ora quasi totalmente in mano al vicesindaco Norm Kelly) si attende con ansia la data delle prossime elezioni, previste per il 2014. È infatti l'unica via per "togliersi dai piedi" Rob Ford e le sue stranezze, dato che le leggi canadesi non prevedono l'impeachment. Parlavamo della serietà e della responsabilità del mondo anglosassone e della sua capacità di selezione del personale politico. Appunto, per un sindaco che a leggere il curriculum sembra lì per caso (modesto avvocato della periferia di Toronto, bravo ad inserirsi nelle dinamiche di un voto di protesta e di una mancanza di alternative che ha favorito la sua ascesa) e che si è dimostrato incapace di gestire il potere in suo possesso, la reazione dell'elettorato, del suo stesso elettorato, è stata quella di sdegno e pentimento, che come sembra, porterà ad un completo cambio di rotta. Le analogie con l'Italia si fermano all'improbabilità del personaggio. Purtroppo.


Luca Michele Piscitelli

lunedì 25 novembre 2013

Energie rinnovabili e biotecnologie: il bio-metano

La storia di oggi arriva a gran sorpresa dal nostro paese, più precisamente dall'Italia centrale. Parla di una fattoria che ha deciso di auto produrre bio-metano a costo zero ed impatto zero che viene utilizzato come carburante per i macchinari impiegati. Questo modello è già utilizzato nel nord Europa ed è veramente conveniente dato che è economico e poco sofisticato. La materia prima per la produzione del biogas sono i liquami e gli scarti della stalla che vengono raccolti in un pozzo nero. A questo punto il processo è naturale e non richiede l'intervento dell'uomo per essere avviato. Infatti nel suolo della stalla è presente una proliferante flora batterica che degrada i liquami in composti più semplici che possono essere utilizzati da alcuni batteri speciali chiamati metanogeni. Questi ultimi utilizzando come fonte la CO2 riescono a produrre il prezioso metano. A questo punto bastano dei piccoli accorgimenti, come un'apertura a cupola che raccoglie il gas per mandarlo in un serbatoio di raccolta o a macchinari per una maggiore purificazione, ed il gioco è fatto. L' energia prodotta dal bio-metano può essere utilizzata sia per autoconsumo aziendale, sia per la cessione di energia elettrica a terzi, incentivata dalla recente riforma dei Certificati Verdi definita nella Legge del 23 Luglio 2009, n.99.

Inoltre il processo ha ulteriori vantaggi come:

  • Abbattimento odori ed emissioni inquinanti (NH e CH4): le sostanze maleodoranti che si formano durante il processo (acido solfidrico, mercaptani, ammoniaca) vengono avviate con il biogas alla combustione.

  • Riduzione dei patogeni presenti nei liquami: batteri che possono causare patologie al bestiame.

  • Riduzione della CO2dato che viene usata come substrato dai batteri 


Questo modello di produzione di energia rinnovabile si può affiancare ad altri già in uso per creare modelli di produzione agricola completamente autosufficienti dal punto di vista energetico. Ormai appare sempre più obsoleto il modello di produzione elettrica attuato da una mega-centrale verso i consumatori, la produzione di energia sta diventando un processo sempre più casalingo di auto-sostentamento ma anche di condivisione con un sistema più vasto.

Augusto Piazza


La crisi non bussa a tutte le porte

In uno scenario in cui la disoccupazione è protagonista, dove diminuisce la certezza di poter continuare a produrre come lavoratore autonomo, sono poche, sempre meno, le rassicurazioni offerte dal mercato del (non) lavoro. Eppure, non tutti i settori lavorativi hanno registrato un trend negativo. C'è' chi nella crisi ha trovato nuovi input, chi in essa ha intravisto la possibilità di crescere e svilupparsi. 

Grazie agli studi condotti sull'apporto, in termini di fatturato, delle diverse aree produttive sulla produzione nazionale, si delineano delle controtendenze rispetto all'andamento di generale recessione economica. Queste sono riferite a un  settore in completa ascesa: il settore delle vendite dirette, dei cosiddetti venditori porta a porta. In tale campo due sono le associazioni degne di nota, Avedisco e Univendita, associazioni che, se accorpate - come in realtà era prima del 2010 - rappresentano il 50% di questo settore lavorativo italiano, offrendo 300 mila posti di lavoro. Tali tecniche di vendita, differentemente dalla generale opinione pubblica, sono fondate sulla consapevolezza che il consumatore è un'entità da rispettare con dei bisogni sempre più differenziati. Ciò che conta non è il semplice perfezionamento della trattativa ma la soddisfazione di un bisogno unico. A confermare quanto detto parlano i dati: solo nel 2012 si è registrato un aumento del fatturato per un totale di 1miliardo e 750 milioni di euro.

Chi il lavoro lo ha, sogna di non perderlo. Chi del lavoro ne ha solamente sentito parlare, sogna di averlo. E' stato chiaro, sin  dalla stesura della nostra Costituzione, che il lavoro rappresenta la pietra dell'emancipazione, la chiave per sentirsi parte integrante di un sistema, pur malato che esso sia, e condizione necessaria, ma non sufficiente, per l'autorealizzazione. Anche in questo il settore delle vendite dirette conquista la vetta e il titolo di campione, accogliendo nelle proprie file, uomini e donne di ogni età, navigati lavoratori e giovani reclute. Poche, ma chiare e delineate, sono le skills richieste per far parte di questo grande gruppo. L'attitudine al dialogo, la conoscenza del proprio prodotto e attenzione nei confronti del consumatore. Negli ultimi anni sono più di 10 mila le persone che, dopo aver sperimentato la crisi sulla propria pelle, hanno deciso di reinventarsi come venditori gettandosi nella via alternativa aperta da questo particolare settore, costruendosi con le proprie mani un altro futuro possibile. In un periodo come quello attraversato dal nostro paese, in cui le parole hanno preso il sopravvento sulle azioni, questo esempio si pone come un faro nella notte, chiaro alla maggior parte delle persone dotate di un briciolo di intelligenza: non c'è soluzione se non si creano le alternative. Ancora una volta si ha la dimostrazione che se incanalati nel verso giusto i sacrifici portano a risultati concreti, tangibili, intoccabili anche di fronte al peggiore degli scenari. 


Simone Di Marco

Usa-Italia: 50 anni di mistero

Tutto inizia quando qualcosa finisce. In un periodo come questo, dove le tematiche giornaliere trattano sempre le stesse notizie e sempre con gli stessi termini (crisi, spread, deficit), vogliamo raccontarvi una storia diversa , una storia che parte da lontano, una storia che appunto inizia dalla fine. Siamo agli sgoccioli della seconda guerra mondiale, il teatro mondiale è sconvolto da immagini atroci e le forze politiche ed economiche di tutti i paesi sono in grande affanno. In Italia la situazione è più che mai complicata. Gli alleati liberano il paese nel ’45 e da li in poi la storia del nostro paese cambia. Improvvisamente diventammo debitori di quella che, di li a poco, sarebbe diventata l’unica grande superpotenza mondiale, gli Stati Uniti. Le organizzazioni segrete USA insediatesi in Italia per spiare le forze nazifasciste assunsero un nuovo compito, che le porterà ad influenzare cinquant’anni di storia repubblicana, ordinando stragi sanguinose che ancora oggi non trovano spiegazione.


Cos’è l’OSS? Antenato della CIA,  inizia la sua opera di spionaggio in Italia nel 43, costituendo la “Sezione Italia”, un gruppo clandestino formato prevalentemente da personaggi dell’esercito americano con evidenti origine italiane. Nell’immediato secondo dopoguerra la Sezione Italia dell’OSS riesce ad allacciare contatti di importanza fondamentale con tutte le personalità che avrebbero ricoperto posti di rilevanza nei successivi governi. Da quel momento in avanti è un susseguirsi di avvenimenti controversi che spingono il nostro paese verso una nuova guerra, la guerra dei blocchi, una guerra di cui non saremo protagonisti ma semplici pedine, fondamentali però per la posizione strategica.

Il primo maggio del 1947 di Portella della Ginestra, in Sicilia, è un primo esempio di questi oscuri episodi che hanno influenzato la politica italiana. Si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori, dopo la caduta del fascismo e circa duemila persone, per lo più contadini, si radunarono nella vallata in provincia di Palermo per manifestare contro il latifondismo. L'occasione di festa era anche l’ideale per festeggiare la vittoria del Fronte Democratico Popolare alle elezioni per l’assemblea regionale siciliana. Quel primo maggio però passerà alla storia per altro. Dalle colline circostanti partirono numerose scariche di mitra sui manifestanti, causando undici morti e ventisette feriti. Le indagini ufficiali indicarono come unico colpevole il bandito Salvatore Giuliano. Nonostante la definitività della sentenza il sospetto di un mandante non abbandonò mai l'immaginario collettivo e le successive analisi medico-balistiche (risalenti addirittura al 1998) evidenziarono la presenza di numerose traiettorie non tutte riconducibili alla banda di Giuliano.  È questo l’evento spartiacque che scatena l’inizio della strategia della tensione il cui obiettivo principale, ordinato da Washington, era evitare l’avvento di frange estremiste (comuniste) nella politica italiana. Piazza fontana, Piazza della Loggia e la Stazione di Bologna sono solo alcuni degli eccidi di Stato spesso non giustificati in maniera esaustiva da magistrati e politici, nei quali l'ombra dell'Intelligence americana sembra avere un ruolo chiave. Siamo schiavi di una politica fittizia volta ad esaudire gli interessi di qualcun altro? 

L e S


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