Archive for 2014-03-30

Quanti schiavi lavorano per te?

"Considera che costui, che tu chiami tuo schiavo, è nato dallo stesso seme, gode dello stesso cielo, respira, vive, muore come te! Tu puoi vederlo libero, come lui può vederti schiavo.È uno schiavo. Ma forse è libero nell'animo. È uno schiavo. E questo lo danneggerà? Mostrami chi non lo è: c'è chi è schiavo della lussuria, chi dell'avidità, chi dell'ambizione, tutti sono schiavi della speranza, tutti della paura.” Seneca, epistola 47 (circa 2014 anni fa)

Ti sei mai posto questa domanda? Quanti schiavi lavorano per te? Nel mondo ci sono 30 milioni di persone che lavorano in condizioni di schiavitù, non bisogna nemmeno andare lontano, pensare al paese più povero dell'Africa basta infatti pensare ai campi di pomodori o altri prodotti agricoli del sud/ nord Italia presenti nella filiera delle multinazionali alimentari. Ai vari tipi di schiavitù elencati da Seneca si può aggiungere un nuovo tipo di schiavitù : la schiavitù del consumismo, consumata nei sempre più numerosi mega centri commerciali. Se ancora non sai rispondere alla domanda iniziale o pensi che sia una domanda ridicola nel 2014, puoi trovare una risposta su questo sito: Slaveryfootprint.org .

Il sito è stato lanciato nel 2011 dall'organizzazione non-profit omonima di James Dillon insieme al Dipartimento di Stato americano contro la schiavitù, ed è stato usato nel 2013 da quasi due milioni di persone. Attraverso un test composto da 11 step , molto ben strutturato graficamente, il sito aiuta ad effettuare questo calcolo. Si inserisce la città di provenienza, il tipo di casa in cui si abita solitamente e poi tutti gli oggetti che caratterizzano la vita quotidiana. Tutti i dati inseriti vengono sommati per dare il risultato finale. Il sito spiega anche in che modo viene calcolato questo risultato: viene fatta un' analisi dell’utilizzo medio del lavoro forzato in più di 400 prodotti delle marche più famose, un algoritmo stabilisce poi il numero minimo di schiavi costretti a produrli. Il sito poi sottolinea quante persone sono schiavizzate dalla prostituzione e dalla droga, anche le nostre abitudini che teniamo nascoste sono figlie della schiavitù. Nella pagina del risultato finale leggiamo che il sito ci vorrebbe fornire il nome dei marchi sicuri, quelli che sicuramente non utilizzano la schiavitù per produrre i loro prodotti, ma ancora non possono perchè la lotta contro la schiavitù non è una priorità nell'attuale sistema economico. Per approfondire ulteriori aspetti della schiavitù ai giorni nostri si può visitare questa pagina nel blog Made in a free world padre del sondaggio. Leggendo l'etichetta della prossima t-shirt che acquisterai avrai uno spunto in più per riflettere.


                                                                                                               
                                                                                                             Augusto Piazza

Il Cile trema: notte tra panico e terrore

Notte dominata dal panico quella vissuta dal Cile e dalle nazioni a lui confinanti. Durante i quindici minuti antecedenti alle 21 (ora locale), la parte settentrionale del Paese è iniziata a tremare a causa di un terremoto di magnitudo 8.2 della scala Richter. Come il protocollo per la sicurezza prevede, è stato diffuso immediatamente anche l’allarme tsunami (rimasto in vigore per sei ore), in conseguenza della vicinanza del punto di origine del sisma con il mare, tant’è che le onde sono arrivate a misurare un’altezza di circa due metri in quella zona; l’epicentro della scossa è stato localizzato circa 90 km a nordovest della zona di Iquique, dove ci sono stati danni all'aeroporto e alcune delle abitazioni più fragili sono crollate; questa è stata la città più colpita insieme ad Arica, vicino alla frontiera con il Perù, dove il sisma ha provocato anche incendi e l'interruzione della fornitura di energia elettrica.
Nonostante i vari interventi effettuati dalle autorità, come quello di evacuare il 100% della popolazione abitante sulla costa, precauzione adottata anche dall’Ecuador e dal Perù, oppure quello di chiudere tutte le scuole del Paese, non sono mancate purtroppo le vittime: cinque le persone che hanno perso la vita, quattro uomini e una donna. La televisione cilena ha trasmesso immagini di ingorghi nelle strade dove la gente si è riversata in preda al panico e ha cercato subito di allontanarsi dalla zona colpita e a rischio tsunami. Almeno otto forti scosse di assestamento - una delle quali di 6,2 gradi - hanno seguito quella principale.
Come spesso, purtroppo, accade, le tragedie portano con loro altre cattive notizie: sempre ad Inquique, negli attimi successivi al terremoto, 300 detenute di un carcere femminile sono riuscite ad evadere: 39 sono state prontamente prese sotto custodia dalla polizia locale, mentre le restanti sono latitanti. 

                                                                                                   Marco Harmina
mercoledì 2 aprile 2014

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello

Provate ad immaginare se piano piano cominciaste a non riuscire a dare un nome a ciò che vedete,o confondeste gli oggetti tra loro.
Provate ad immaginare se,di questo vostro deficit,ne fossero tutti consapevoli tranne voi. Questo è quello che è successo al sig. P.
Il sig. P. era un uomo normale,un musicista brillante e possedeva anche un certo senso dell’humor. Proprio per questa sua caratteristica,forse,all’inizio chi lo conosceva non si è preoccupato quando ha cominciato a trattare i parchimetri della strada come se fossero bambini,dando loro degli affettuosi colpetti in “testa”. Solo in seguito si è chiarito come il sig. P.  vedesse effettivamente dei bambini al posto dei parchimetri.
Decise,quindi, di rivolgersi a Oliver Sacks,neurologo britannico,il quale pensò in seguito di raccogliere tutte le esperienze cliniche più strane capitate nella sua vita,tra cui quella del sig.P, in un saggio neurologico: 
“L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”.

Il titolo del saggio riprende proprio da un episodio accaduto al sig. P.
Alla fine di una visita,infatti,il sig.P,congedandosi dal neurologo,scambiò la testa di sua moglie per un cappello e cercò di indossarlo. Un altro giorno,invece,il dottor Sacks gli chiese di dare un nome a un oggetto propostogli. Il sig.P,non riuscendo a definirlo,cominciò a descriverlo così: “ « Una superficie continua, avvolta su se stessa. Dotata... » esitò « di cinque estremità cave, se così si può dire. [...] Un qualche contenitore? “. Solo in seguito, indossandolo per sbaglio,capì: “Dio mio,è un guanto!”
Il sig. P,però,non aveva nessun disturbo di tipo visivo e il suo livello di intelligenza non era affatto calato. In lui era, “semplicemente”,scomparsa la capacità di assegnare un significato agli oggetti che vedeva,se non utilizzando altri sensi.
Il sig. P era,in definitiva, affetto da Agnosia.
L’Agnosia è un difetto percettivo,congenito o acquisito del Sistema Nervoso Centrale,a causa del quale si denota mancanza di riconoscimento di oggetti,persone,forme,colori,odori,suoni,con possibilità di coinvolgimento di ognuno dei cinque sensi (il sig.P, ad esempio, presentava Agnosia visiva).
Già nel 1890 il neurologo H.Lissauer aveva ipotizzato un modello di riconoscimento degli oggetti basato su due livelli (modello ancora valido,seppur varie teorie hanno approfondito le modalità di elaborazione degli stimoli). Di base, comunque, il riconoscimento degli oggetti avviene in primo luogo mediante l’integrazione delle informazioni sensoriali provenienti da recettori periferici,integrazione che si fa complessa a livello encefalico. In seguito, si denota il fenomeno associativo,ossia il confronto tra ciò che percepiamo e ciò che già conosciamo. A seconda che il deficit sia nel primo o nel secondo livello,si parlerà di agnosia appercettiva o associativa. Nel primo caso il paziente non sarà in grado neppure di descrivere l’oggetto,o di distinguerlo da oggetti simili; nel secondo caso,invece,il paziente darà un’ottima descrizione dell’oggetto in questione,ma non ne capirà l’utilizzo.
Un tipo particolare di agnosia è la Prosopagnosia, ossia l’incapacità di riconoscere i volti delle persone,anche quelli familiari, associata a un danneggiamento dei circuiti occipito-temporali. Proprio per questo tipo specifico di deficit,però,sono stati effettuati degli studi che mostrano come il paziente presenti,seppur senza riconoscimento esplicito,una risposta di tipo affettivo/emotivo. Ciò apre la strada alle ipotesi sul ruolo delle emozioni nel riconoscimento dei volti. Insomma, lo studio di questi tipi di deficit è tutta da percorrere,nella speranza di poter salvare altre persone dalla perdita di una capacità fondamentale: il riconoscimento del mondo che ci circonda.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 K.M.

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