martedì 17 dicembre 2013

Brillante, immediata e scioccante. La recente campagna di Amnesty International, mantiene vivi i pensieri, sensibilizza le coscienze e sveglia l’indifferenza verso ciò che succede nel mondo. Tragedie, guerre, soprusi e sfruttamenti che spesso riteniamo lontani anni luce dalla nostra quotidianità.
Non ci si può voltare dall’altra parte se, a fissarci intensamente, sono gli occhi di un padre disperato, che tiene in braccio il figlio sanguinante. Non è permesso abbassare lo sguardo davanti a quello impaurito di un bambino inginocchiato, con un’ arma tra le mani. Non si può prendere con tranquillità l’autobus mentre alla tua destra una donna sta per essere uccisa. Walker Werbeagentur, Federico Naef,  Keystone e APG, hanno raccolto  queste immagini toccanti che pongono l’attenzione su una realtà fin troppo vicina a noi. Lo sfondo delle immagini è proprio quello della nostra città, quello che osserviamo abitualmente ogni giorno, che fa da contorno a queste crudeli riproduzioni. Cartelloni pubblicitari apparsi,almeno per ora, solo in Svizzera. Una realtà brutale, che vuole essere ascoltata, ma che troppo spesso allontaniamo superficialmente. Quella di un bambino affamato, che non ha colpe e che, soprattutto, potrebbe essere nostro figlio. Forse se il suo “qui” fosse quello in cui siamo abituati a vivere, mangerebbe un buon gelato per merenda, avrebbe lo zaino con i libri di scuola in spalla e in mano un gioccattolo regalato dalla mamma. E’ vero:  non sta succedendo qui. E allora perché non correre in centro a comprare l’ultimo paio di scarpe pubblicizzato? Impegnarsi  nella maratona degli acquisti natalizi? Abbandonarsi al consumismo più sfrenato?  Sta succedendo ora però:  una donna violentata a cui è stata strappata la dignità.
Una catena che distrugge la libertà personale. Un bambino muore in una guerra che non è la sua. E’ simultaneo, istantaneo. Eventi che, semplicemente, accadono.  La nostra mente nel frattempo, cancella, resetta, sovrappone e dimentica. Quando ci svegliamo la mattina, calpestiamo tutti la stessa terra. A riscaldarci, è lo stesso sole. Senza soffermarsi troppo su un banale perbenismo e una retorica ridondante, si dovrebbe semplicemente, grazie anche allo straordinario contributo  fotografico di Amnesty International, aprire gli occhi, uscire dal nostro bel mondo ovattato e fortificato e domandarsi se, veramente, nessuno nel proprio piccolo, possa fare qualcosa, qui, ora.


                                                                                                                   Giulia Ballini  
                

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