domenica 22 dicembre 2013

Lettera a… me stesso. Nel periodo della posta a Babbo Natale (si vendono anche autentiche risposte da parte del rosso nonnino) sento di doverne scrivere una a me stesso. Chiamatela presa di coscienza, chiamateli buoni propositi per l'anno nuovo, chiamatela come volete. Ma è il frutto di una realtà che vivete. Sono come voi. Studio, esco con gli amici e fumo. Ho sofferto per amore, ho lavorato e sono stato sfruttato, ho vissuto e vivo nelle mie contraddizioni. Sogno una vita migliore, un lavoro che mi piaccia e viaggiare. Retorica? Forse. Ma questa è la lettera che scriverei a me stesso in questo momento, in questo paese. Non credo che la vostra sarebbe molto diversa.

“Ciao Luca. A scriverti è quella sensazione amara che va dalla bocca allo stomaco ogni volta che alzo la testa dagli affari miei. Vedo una generazione silenziosa, passiva e disinteressata in cui riesco a immedesimarti. Parlano molto dei giovani, e molto poco con loro. Ma tu cosa diresti? Una generazione a cui hanno rubato il presente oltre che il futuro e che fa finta che non sia successo per comodità. Nessuna reazione. Una generazione a cui si chiede di scusarsi quelle volte in cui prova ad alzare la voce, e che lo fa. Nel paese delle contraddizioni, delle ingiustizie quotidiane e degli abusi di posizione regna il silenzio, vince chi asseconda. Regna l'arte di accontentarsi, di riabbassare la testa e tornare ai propri affari. E la colpa è la tua. Non c'è messaggio politico che possa cogliere questa insoddisfazione perché non esiste questa insoddisfazione. Esiste il lamento di chi non vede il cucchiaino per essere imboccato, abbiamo quello che ci meritiamo. Esistono l'impegno di pochi, le parole di molti e la retorica del "fare". Qualsiasi parola quando si parla di azione è retorica. Ti invio questa lettera che si aggiunge con coerenza al contesto; è un avviso, o solo un promemoria per il presente e per il futuro. Ricordati di sognare, ricordati di ribellarti, ricordati di non aspettare domani quello che é tuo già oggi. Serviranno più impegno e meno parole. Servirà lottare e servirà una rivoluzione, ma culturale. E tutto dovrà partire da te, dalla tua persona, dal tuo modo di essere, non di avere. Ricordati che dovrai combattere te stesso, perché il problema, come la soluzione, è dentro di te. L'ambiente in cui vivi deve essere un tuo prodotto, non tu il suo. Ricordati che questa lettera te la scrivo perché quell'amaro in bocca io lo sento forte, così tanto da non riuscire a riabbassare la testa di nuovo. Non lasciare che sia uno sfogo.”

Certo del tuo impegno, fiducioso delle tue parole. Fai. Buone feste. A tutti.Luca

Luca Michele Piscitelli


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