Archive for 2014-03-16

Prisoner Assistant, oltre il carcere

Diciamo che qualche apprensione è giustificata. Se non altro per il fatto che siamo stati abituati ad una tradizione criminale che non ha mai visto il carcere come un ostacolo ai propri affari. Quindi quanto messo su da Michael Benanti negli USA resta un caso difficilmente replicabile nel nostro paese. Si perché parliamo di un servizio di assistenza finanziaria, quindi anche bancaria, per i detenuti. Prisoner Assistant Inc è il nome dell’impresa fondata 5 anni fa da un ex detenuto, mister Benanti appunto, che, oltre alla gestione dei conti bancari dei suoi clienti, si propone di offrire loro un supporto al momento del rilascio attraverso programmi di riabilitazione al lavoro. Ad oggi ha 300 clienti e una lunga schiera di detrattori che vedono con sospetto questa sua iniziativa. 

Real World Tools, Education Courses e Support sono le linee guida di questo ambizioso programma messo a disposizione di quanti decidano di affidare i propri risparmi durante la reclusione. Si parte dai 5$ al mese per la gestione passiva del proprio account bancario, fino ai 50$ per servizi più ampi. La Prisoner Assistant Inc si preoccupa infatti dell’intera situazione economica del detenuto. Dal pagamento delle tasse alla raccolta della posta, dall’acquisto di libri al mantenimento di una linea di credito, fino a servizi volti al loro reinserimento nella società come corsi di formazione e aiuto nella strutturazione di un proprio sito web. L’idea nasce da uno studio britannico sul calo del tasso di recidività (dal 47% della media nazionale al 34% ottenuto nei casi studiati) riscontrato nei detenuti che hanno ricevuto un supporto dalle banche facenti parte della ricerca.

Si parla dunque della riduzione del recidivism dei detenuti attraverso il miglioramento delle loro condizioni economiche fuori dal carcere. They get out with something to lose il motto di Michael Benanti. Un problema cruciale negli Stati Uniti dove 4 detenuti su 10 tornano in carcere entro i 3 anni dal rilascio. Le opinioni riguardo la soluzione proposta sono discordanti oltreoceano. Se c’è chi ha visto in questa iniziativa una responsabilizzazione del detenuto, dall’altro lato soprattutto le autorità ufficiali temono che l’impresa di Benanti possa solamente essere un altro modo di reperire fondi per ulteriori crimini. Resta il fatto che l’impresa ha attirato l’attenzione del Wall Street Journal aprendo una riflessione sullo status di prigioniero. E non mancano spunti anche un paese totalmente diverso come l’Italia dove il problema dello stato dei carceri e dei detenuti viene troppo spesso strumentalizzato e dimenticato presto.

FEMA – Federal Emergency Management Agency

Luca Michele Piscitelli
sabato 22 marzo 2014

Suor Cristina e la rivincita del clero

Non poteva iniziare meglio la nuova edizione del talent show “The Voice” targato rai 2; condotto dalla magnifica Raffaella Carrà, dal cantante dei Litfiba Piero Pelù, dalla rossa Noemi e dal fondatore degli storici Articolo 31: J-Ax. Tra i concorrenti che si sono esibiti sicuramente uno più di tutti ha lasciato il segno: suor Cristina, 25 anni, siciliana. Si, suora. Quando i quattro coach si sono girati non riuscivano a credere ai propri occhi: una monaca sul palco a cantare “No one” di Alicia Keys. La platea già alla prima frase cantata si è alzata in piedi in un boato di applausi e ovazione generale, acclamazione che poi è diventato un vero e proprio tripudio quando suor Cristina dopo aver deliziato tutti con la sua voce ha dichiarato che il fatto di essere una donna di Chiesa non deve essere un limite, riprendendo proprio le parole di papa Francesco. Alla domanda della Carrà “ma come ti è venuto in mente di venire a The Voice?” lei con tutta tranquillità di chi sembra aver vissuto per anni sul palcoscenico risponde “Beh, ho un dono, ve lo dono”. «Se avessi trovato te a messa adesso sarei sempre in chiesa - scherza J-Ax - io e te siamo il diavolo e l'acqua santa» il più colpito dei quattro è sicuramente lui, al punto da commuoversi su questa frase: “il papa ci invita ad uscire, ad evangelizzare, a dire che Dio non toglie niente, anzi ci dona ancora di più, allora sono qui per questo”. Felicemente stupito anche Piero Pelù: «Ti chiami come la mia mamma, mi devo tirare un pizzico perché ancora non ci credo». Allo scadere del tempo, suor Cristina ha scelto il “rappettaro” del gruppo, il quale si alza dalla sua postazione per prenderla in braccio.

Questo è solo l’ultimo caso di un clero che tenta di riemergere da una condotta troppo vecchia e casta. Non si può non riportare all’ attenzione del lettore la notizia di suor Megan Rice, “sorella” d’oltreoceano che, proprio quando suor Cristina cantava, lei veniva a conoscenza della pena inflittale dal tribunale giudiziario americano per aver, nel 2012, protestato, insieme a 2 pacifisti cattolici, contro uno stabilimento nucleare di Oak Ridge, in Tennessee. La religiosa 84enne , lo scorso anno, era stata stata accusata di sabotaggio dopo aver fatto irruzione proprio nell'impianto. Gli altri due attivisti dovranno scontare in prigione cinque anni.

GUARDA IL VIDEO

http://youtu.be/TpaQYSd75Ak


Marco Harmina

                                                                                                     


giovedì 20 marzo 2014

"Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente"


In campo scientifico un problema importante dei nostri giorni è rappresentato dalla carenza di fondi provenienti dallo Stato. Con questo articolo voglio rendere omaggio a una donna che ha ispirato, ispira e ispirerà tutte quelle persone che, convinte delle proprie possibilità, non si lasciano intimorire dai problemi incontrati per la via.“Dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona.”

Stiamo parlando proprio di Lei: Rita Levi Montalcini, che di problemi ne ha avuti fin da quando, nel 1930, decise di studiare Medicina contro il volere del padre, il quale intendeva questa scelta come un’interferenza al suo ruolo di donna. I problemi continuarono nel 1938, quando fu costretta a fuggire in Belgio, a causa delle leggi razziali (era ebrea, anche se in seguito si definì laica). Nel 1940, poi, in seguito all’invasione del Belgio, dovette tornare in Italia, a Torino, dove allestì il suo laboratorio nella stanza da letto. E ancora, nel 1941, in seguito al bombardamento della città, si trasferì in campagna, ricreando anche lì un mini-laboratorio. Nel 1943,però,l’invasione da parte dei tedeschi li costrinse nuovamente a fuggire, questa volta verso Firenze, dove cambiò spesso alloggio, sempre comunque ricreando spazi adatti alle sue ricerche. È proprio in questo clima che la Montalcini riuscì ad analizzare e, quindi, a descrivere, l’importante processo di morte di intere popolazioni di neuroni. I suoi risultati, però non vennero accettati in Italia, a causa dei pregiudizi razziali e Rita dovrà attendere fino al 1972, affinchè questo processo, definito come apoptosi, entri definitivamente nella cultura scientifica.

Dopo la guerra, ritornò a Torino, dove poté proseguire i suoi studi, comunque con laboratori allestiti in casa.
“Imagination is more important than knowledge”.Questa è la celebre frase di Einstein, dalla quale, forse, la Montalcini, prendeva spunto e che si ritrovava appesa alla parete del suo laboratorio, all’Istituto Superiore di Sanità, dove iniziò in seguito a lavorare, parallelamente alla carriera avviata anni prima negli Stati Uniti. Ed è forse ispirata da questa frase che la Montalcini si spinse oltre i dogmi del periodo, fino alla scoperta del fattore di crescita nervosa (NGF),che ha funzione di promuovere la crescita di cellule specifiche (definite cellule bersaglio), la loro maturazione e garantirne, poi, la sopravvivenza. Agli inizi degli anni ‘50, infatti, la scoperta di questo fattore, portò un avanzamento nelle conoscenze neurobiologiche di notevolissima importanza, con numerosi studi successivi, che hanno permesso di capire come questi fattori di crescita abbiano anche proprietà di guidare il percorso delle fibre nervose in accrescimento. Ed è proprio per il contributo notevole offerto dalla Montalcini, che, nel 1986,le fu assegnato il Premio Nobel per la Medicina, una delle tante onorificenze che hanno ripagato questa donna di tutto il lavoro effettuato negli anni, lavoro eccelso nonostante le difficoltà. «La scoperta del NGF all'inizio degli anni '50 è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell'organismo»






K.M.
martedì 18 marzo 2014

Anche l'orto diventa social

L'orto urbano sta diventando sempre più di moda, sia a causa della crisi economica sia per la voglia di mangiare cibi biologici e di sicura provenienza. Per coltivare piante aromatiche ed officinali bastano dei normali vasi sul balcone di casa e se avete paura di non avere abbastanza nozioni di botanica non preoccupatevi perchè è nato Growtheplanet. Dopo una breve iscrizione al sito l'utente seleziona le piante che intende coltivare e verrà visualizzato in grafica 3d il balcone o il giardino ipotetico con le piante selezionate, dopo di che il sito segue passo per passo e giorno per giorno le tue coltivazioni, dalla semina alla raccolta, ricordandoti puntualmente le attività da fare: innaffiare, togliere le erbacce, raccogliere.Ogni compito è corredato da video e istruzioni facili ed esplicative.Inoltre il sito geo-localizza il punto da cui di colleghi con il pc ed in questo modo è in grado di fornirti consigli e compiti perfetti per la zona in cui coltivi, consigliando gli ortaggi di stagione e indicando cosa puoi seminare o trapiantare ogni giorno dell'anno in base alle temperature e all'esposizione alla luce del sole. Grow the planet inoltre consiglia quali sono le piante che possono essere coltivate nello stesso vaso per ottenere risultati migliori. Quando poi i tuoi sforzi daranno i frutti aspettati, nel sito è possibile trovare ricette e consigli per cucinare i prodotti coltivati in casa; inoltre sono presenti tanti articoli riguardanti le tecniche di conservazione, la preparazione di gustose marmellate e composte e l'utilizzo delle erbe spontanee. Se hai bisogno di semi o del materiale necessario per coltivare le tue piantine non preoccuparti , nel sito è presente anche una sezione market dove è possibile acquistare tutto il necessario.Come un vero è proprio social network il sito permette poi di interagire con altri utenti condividendo le esperienze e i dubbi sulle procedure da effettuare, ma anche foto ed altro ancora.E' ora di rimboccarsi le maniche e dare vita al proprio orto a km 0!
                                                                                                                                        Augusto Piazza

FEMA – Federal Emergency Management Agency

L’Agenzia Federale degli Stati Uniti per la Gestione delle Emergenze ha allestito numerosi campi nel territorio statunitense. La società incaricata per la costruzione e l’allestimento di questi campi è stata la multinazionale Halliburton. La FEMA nel 2007 ha dichiarato che lo scopo di queste installazioni è quello di “ridurre la perdita di vite e di proprietà e proteggere la nazione da tutti i rischi, compresi disastri naturali, atti di terrorismo e altri disastri provocati dall'uomo, e appoggiare la nazione con un sistema basato sul rischio, e onnicomprensivo, di gestione delle emergenze, composto da preparazione, protezione, risposta, recupero e mitigazione”. Fondamentalmente questi campi sono di tre tipi e con differente disposizione. Il primo tipo, sembra un campo di prigionia classico; il secondo sembra un campo di protezione; il terzo sembra un agglomerato urbano indipendente.

Del primo tipo effettivamente le recinzioni sono state fatte in modo da diminuire le possibilità di fuga dei prigionieri. La parte superiore delle recinzioni è coperta da filo spinato. Inoltre intorno al perimetro del campo, sono presenti torrette di controllo con alcune sentinelle. Tutto il campo è composto da anelli concentrici indipendentemente dalla forma e l’estensione dell’area, ed all’interno di essi sono presenti baracche prefabbricate in legno alternate a spiazzi. Il secondo gruppo di edifici FEMA è caratterizzato da recinzioni identiche al primo tipo eccetto per il fatto che non ci sono le sporgenze con il filo spinato dal lato interno. Questo “dettaglio” significa che è chi sta dentro è protetto da chi sta fuori, quindi chi è dentro non è considerato una minaccia; inoltre le torrette sono dentro il campo stesso, quindi accessibili con celerità dai militari. Nel terzo tipo di campi FEMA non ci sono recinzioni vere e proprie e le difese perimetrali sono più ampie. Al suo interno non si trovano baracche in legno, ma camper e roulotte bianchi e case prefabbricate con elettricità indipendente; intorno alla zona abitabile si trovano canali d’acqua e aree coltivabili, tutto a forma di anelli concentrici. È credibile che i tre tipi di campi abbiano tre scopi differenti, per ogni tipo di emergenza.

Ma a che cosa possono mai servire le bare del FEMA? Alcune fonti parlano di 500000 bare da 6 posti ciascuno, quindi contenitori per tre milioni di corpi. E a cosa serve l’acquisto di migliaia di mezzi antisommossa, e l’addestramento da parte del governo USA di oltre 300000 soldati in guerra urbana? Tra le priorità dell’addestramento ci sono l’irruzione in casa, il blocco di persone in fuga, il disarmo con uso della forza dei civili, l’abbattimento di persone che minacciano i militari o altri civili con armi, le irruzioni con elicotteri e in mezzo al traffico autostradale, il trasporto e la scorta di gruppi di civili con mezzi blindati e treni speciali. Sono note le esercitazioni in alcune città USA, dove gli elicotteri nel 2013 hanno terrorizzato le persone bloccate in autostrada durante un’esercitazione sparando munizioni a salve; in questi episodi, si simulava un’incursione sopra i civili incolonnati e bloccati in autostrada. Invito a visitare il sito internet http://www.fema.gov/

Marianna Rapino

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