giovedì 19 dicembre 2013

“Evade pericoloso serial killer” sembra una frase appartenente ai titoli di testa di uno delle tante pellicole di Tim Burton, ma, purtroppo, parafrasando una celebre canzone, questa è la vita reale, non un film. È accaduto quest’oggi nel ligure, quando il 55enne siciliano, Bartolomeo Gagliano, è evaso durante un permesso premio. Era detenuto nel carcere di Marassi a Genova inseguito al suo ben colmato curriculum delinquenziale, tra cui rapine e l omicidio di 3 prostitute ed un tentato assassinio di una quarta. Fatto uscire nella giornata di ieri per recarsi al dipartimento di salute mentale di Genova, poiché considerato seminfermo di mente, ha raggiunto oggi la madre a Savona; qui, essendo venuto in possesso di una pistola, ha fermato un panettiere, di ritorno dal suo giro di consegne, e lo ha minacciato di condurlo fino a Genova; prima però, ha caricato tre borse nere nell’auto stessa, che risulta essere una Fiat Panda color chiaro. Trascorsi i 50 minuti circa del tragitto, Gagliano si è poi  liberato del commesso ed infine dileguatosi. L’assassino seriale ha così ampliato la lista delle sue referenze aggiungendo rapina ed evasione.
  
Sulle sue tracce ci sono tutte le forze dell’ordine, intenzionati a riportarlo in carcere e convinti che il piano sia venuto in mente al fuggitivo solo dopo aver ottenuto il permesso-premio; inoltre, fanno sapere ai media che tutte le arterie che conducono fuori dal capoluogo ligure sono sotto stato di controllo massimo, con adeguati posti di blocco. Nel frattempo si cerca di capire chi veramente è Bartolomeo Gagliano, un uomo che, a detta di chi lo vedeva tutti i giorni, si era calmato e teneva una condotta regolare rispetto ai primi tempi del carcere, quando cercava spesso la rissa, sia con le guardie penitenziarie sia con i detenuti stessi. Nato nel ’58 nel siciliano, è considerato dai militari un elemento “molto pericoloso”. Il primo omicidio è accaduto nel 1981 a Savona, quando uccise Paolina Fedi, prostituta, sfondandole il cranio con una pietra. In seguito a questo tragico delitto, fu condannato a otto anni di manicomio criminale a Montelupo Fiorentino, da dove evase nell’ ’89, con l’intento, riuscito, di assassinare con un colpo di pistola puntata alla bocca, un transessuale uruguayano e un travestito, ferendo gravemente poi un’altra prostituta. La sua carriera criminale poi si specializza sulle varie evasioni da ospedali psichiatrici, rapine, detenzione di armi, possesso di sostanze stupefacenti, aggressioni, estorsioni. Gli era stata giudicata, alla fine, la totale infermità mentale. 

Tra le varie dichiarazioni, una provoca più scalpore di un’altra: si tratta della affermazione di Salvatore Mazzeo, direttore del carcere, il quale ha raccontato alla emittente locale Primocanale che loro, riferendosi alle autorità carcerarie, compreso sé stesso, non sapevano che avesse precedenti penali gravi: “per noi era un rapinatore. Abbiamo valutato Gagliano in base al fascicolo di reato per cui era detenuto, che risale al 2006 e lo indica come rapinatore”. In seguito a tali parole, tante domande sorgono spontanee, come se le persone che ricoprono ruoli di rilevata importanza siano davvero all’altezza del compito a loro assegnato, domanda piuttosto generalizzata a tutte le istituzioni di questo Paese; in base a cosa e a quali elementi si decide di concedere oppure no un permesso-premio di tale portata? , oppure, non esiste una sorta di lista nera per cui non tutti possono avanzare tali proposte? Non sarebbe stata comunque obbligatoria una scorta? 

Tante le domande ma purtroppo sono sempre di meno le risposte. Intanto tutti i cittadini, grazie ai media, sono stati allertati. Neanche qui, come nei film di Burton, il lieto fine è così scontato. 

Marco Harmina

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