venerdì 13 dicembre 2013


“Legalize Marijuana” gridano da anni tutte quelle persone che usufruiscono dei suoi mille impieghi, tutti considerati illegali secondo la maggior parte dei governi mondiali. Avranno sicuramente esultato, insieme ai cittadini a cui riguarda questa legge, tutti i sostenitori di tale causa quando sono venuti a conoscenza della svolta epocale che ha travolto il Sud America. L’Uruguay ha proclamato la marijuana legale. Come accadde tra gli anni ’60 e ’70 in Olanda, ieri il parlamento uruguayano ha ufficialmente affermato che, a partire dal mese di luglio del prossimo anno, lo Stato si prenderà cura della produzione, distribuzione e vendita della droga leggera in questione. È avvenuta a Montevideo la votazione in cui il Fronte Ampio, colazione della sinistra al governo, ha vinto il suffragio con 16 voti contro i 13 dell’opposizione. La legge prevede la creazione di un organo istituzionale che regolamenterà l’utilizzo della cannabis; verrà chiamato appunto Inc. Quest’ultimo rilascerà licenze ai privati per la coltivazione delle piante, non più di sei piante ad individuo; inoltre dovrà rapportarsi con le associazioni di consumatori, a cui sarà dato un limite massimo di 45 soci e 99 piante. I produttori più importanti, che venderanno la marijuana per scopi terapeutici e, quindi, tramite varie farmacie specializzate, potranno vendere un massimo di 40 grammi mensili a persona. Il Parlamento rende noto che sarà creato appositamente un registro di consumatori, così da tenere sotto controllo nel miglior modo possibile questa nuova sfida che il governo uruguayano si prepara ad affrontare; il registro sarà naturalmente regolato dalla già esistente legge sulla privacy e si baserà sulla regolamentazione di dosi ad personam in vigore nei Paesi Bassi, dove una singola persona non può acquistare più di 5 grammi al giorno.

Proseguendo il pensiero filosofico olandese per cui “se un problema si è dimostrato insolvibile è meglio cercare di controllarlo”, il presidente José Mujica ha voluto ribadire che l’obiettivo della riforma non è “diventare un Paese del fumo libero”, bensì tentare un “esperimento al di fuori del proibizionismo” per provare a”strappare un mercato importante ai trafficanti di droga”. A favore delle parole del presidente è il fatto che l’utilizzo della marijuana è stato esteso solo ai cittadini e non agli stranieri né tantomeno ai turisti. 


L’opposizione non poteva rimanere certo a guardare, annunciando che se nel caso dovesse partire dal popolo un referendum abrogativo, non saranno certo loro a fermarlo, in quanto tale legge si scontra contro i principi di alleanza internazionale con le altre nazioni, è sgradita al 60% della popolazione, ma soprattutto rischia di essere anticostituzionale. Di sicuro c'è che questa storia dividerà in due l’Uruguay, più di quanto abbia già fatto, a noi rimane solo che attendere l’autunno prossimo per constatare gli sviluppi e se una nazione è capace di accettare anche questo tipo di tabù, e, perché no, imparare anche qualcosa.

Marco Harmina

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