Archive for 2013-12-08

Marijuana dello Stato: la svolta Uruguayana


“Legalize Marijuana” gridano da anni tutte quelle persone che usufruiscono dei suoi mille impieghi, tutti considerati illegali secondo la maggior parte dei governi mondiali. Avranno sicuramente esultato, insieme ai cittadini a cui riguarda questa legge, tutti i sostenitori di tale causa quando sono venuti a conoscenza della svolta epocale che ha travolto il Sud America. L’Uruguay ha proclamato la marijuana legale. Come accadde tra gli anni ’60 e ’70 in Olanda, ieri il parlamento uruguayano ha ufficialmente affermato che, a partire dal mese di luglio del prossimo anno, lo Stato si prenderà cura della produzione, distribuzione e vendita della droga leggera in questione. È avvenuta a Montevideo la votazione in cui il Fronte Ampio, colazione della sinistra al governo, ha vinto il suffragio con 16 voti contro i 13 dell’opposizione. La legge prevede la creazione di un organo istituzionale che regolamenterà l’utilizzo della cannabis; verrà chiamato appunto Inc. Quest’ultimo rilascerà licenze ai privati per la coltivazione delle piante, non più di sei piante ad individuo; inoltre dovrà rapportarsi con le associazioni di consumatori, a cui sarà dato un limite massimo di 45 soci e 99 piante. I produttori più importanti, che venderanno la marijuana per scopi terapeutici e, quindi, tramite varie farmacie specializzate, potranno vendere un massimo di 40 grammi mensili a persona. Il Parlamento rende noto che sarà creato appositamente un registro di consumatori, così da tenere sotto controllo nel miglior modo possibile questa nuova sfida che il governo uruguayano si prepara ad affrontare; il registro sarà naturalmente regolato dalla già esistente legge sulla privacy e si baserà sulla regolamentazione di dosi ad personam in vigore nei Paesi Bassi, dove una singola persona non può acquistare più di 5 grammi al giorno.

Proseguendo il pensiero filosofico olandese per cui “se un problema si è dimostrato insolvibile è meglio cercare di controllarlo”, il presidente José Mujica ha voluto ribadire che l’obiettivo della riforma non è “diventare un Paese del fumo libero”, bensì tentare un “esperimento al di fuori del proibizionismo” per provare a”strappare un mercato importante ai trafficanti di droga”. A favore delle parole del presidente è il fatto che l’utilizzo della marijuana è stato esteso solo ai cittadini e non agli stranieri né tantomeno ai turisti. 


L’opposizione non poteva rimanere certo a guardare, annunciando che se nel caso dovesse partire dal popolo un referendum abrogativo, non saranno certo loro a fermarlo, in quanto tale legge si scontra contro i principi di alleanza internazionale con le altre nazioni, è sgradita al 60% della popolazione, ma soprattutto rischia di essere anticostituzionale. Di sicuro c'è che questa storia dividerà in due l’Uruguay, più di quanto abbia già fatto, a noi rimane solo che attendere l’autunno prossimo per constatare gli sviluppi e se una nazione è capace di accettare anche questo tipo di tabù, e, perché no, imparare anche qualcosa.

Marco Harmina

Finalmente i Muse a casa tua

Esce il DVD + cd del live dei Muse allo Stadio olimpico di Roma registrato lo scorso luglio, si intitola 'Muse - Live at Rome Olympic Stadium' racconta tutta la serata della band che ha riempito i più importanti stadi di Europa nel suo tour: Summer Stadium Tour 2013. Il live era già stato proiettato nei cinema dal 12 novembre 2013 con la regia di Matt Askem. I tre compagni di scuola del Devon regalano al pubblico uno spettacolo mozzafiato utilizzando effetti pirotecnici, schermi digitali e una troupe di attori per accompagnare la loro epica playlist di 20 canzoni, miscelate con un surround incredibile. Voci , emozioni e luci si mescolano nell'incredibile palcoscenico dello Stadio olimpico di Roma.




Ecco la tracklist del cd live:

  1. Supremacy – 5:14
  2. Panic Station – 3:12
  3. Resistance – 5:32
  4. Hysteria – 5:06
  5. Animals – 4:21
  6. Explorers – 5:54
  7. Follow Me – 3:52
  8. Madness – 4:37
  9. Guiding Light – 4:18
  10. Uprising – 5:35
  11. Starlight – 4:27




Il cofanetto oltre ad essere un ottimo regalo di natale può anche essere ascoltato in anteprima su spotify: https://play.spotify.com/album/2m7L60M210ABzrY9GLyBPZ

Può inoltre essere acquistato su iTunes al seguente link https://itunes.apple.com/it/album/live-at-rome-olympic-stadium/id728375632 e nei siti e negozi di musica.

Se anche il cervello è maschio o femmina


Science Uncovers Genes Governing Male and Female Behaviors
Inconsciamente tutti sappiamo che l'uomo e la donna sono diversi a livello cerebrale, lo vediamo nelle mille differenze nel modo di pensare, negli interessi, nei gusti, ma tendiamo a dire che siamo uguali per una questione di “politicamente corretto”, perché spesso si tende ad associare la diversità con il dualismo “migliore e peggiore”. Anche la scienza si è tenuta abbastanza lontana dall'esaminare questi argomenti, un concetto fuori posto può scatenare un putiferio. Uno studio recente, però, sembra confermare in modo tangibile le presunte differenze tra i due sessi.

Un gruppo di ricercatori dell'Università della Pennsylvania, negli Stati Uniti, ha studiato 949 individui tra gli 8 e i 22 anni per capire se ci fossero differenze nelle connessioni cerebrali tra maschi e femmine e nell'articolo, pubblicato sula rivista Pnas, viene confermata tale teoria: gli uomini sembrano avere più connessioni all'interno di uno stesso emisfero, le donne ne hanno di più tra i due emisferi. Da questo i ricercatori hanno dedotto che, mentre l'uomo è più abile nel coordinamento dei movimenti e nella percezione dello spazio, le donne sono più brave in fatto di memoria, socialità e fare più cose contemporaneamente. Inoltre, tali differenze si accentuano col passare degli anni, meno marcate fino ai 13 anni, molto più profonde in età adulta.
Probabilmente niente di nuovo, ma ora c'è la prova scientifica; resta ancora da stabilire quanto ci sia di innato, se i millenni in cui l'uomo cacciava e la donna accudiva sono la causa o la conseguenza di questa diversità cerebrale.

Nella pratica questo non significa che tutte le donne non abbiano senso dell'orientamento o che tutti gli uomini non siano capaci di prendersi cura di qualcuno: c'è una predisposizione che, poi, può variare da individuo a individuo. Va detto, comunque, che non ha alcuna implicazione con l'intelligenza, quella è un'altra cosa, non è prerogativa di uno o dell'altro sesso, ed è grazie ad essa che si può raggiungere il medesimo risultato, che si sia maschi o femmine fa poca differenza, basta sapere usare le proprie abilità al meglio.

Matteo Cardinale
martedì 10 dicembre 2013

National Geographic: i 125 anni al Palazzo delle Esposizioni di Roma

Dal 28 settembre 2013 al 2 marzo 2014, “La Grande Avventura”

125 anni di avventura ed esplorazione. Di ricerca e scoperta. Da 15 anni in Italia, quella offerta dalla Society, è la possibilità di conoscere a fondo, forse senza esagerazioni, tutti i viventi sulla terra.  Il magazine, sicuramente unico per quello che offre, non è solo la raccolta di bellissimi scatti fatti in giro per il mondo, ma il reportage di culture e tradizioni lontanissime, di spedizioni, di modi di vivere e sopravvivere. Di popoli esotici e sconosciuti, di storia, natura ed ecologia. A scrivere infatti, sono giornalisti, ricercatori, scienziati e studiosi, di fama mondiale. Con la “Grande Avventura”, afferma il curatore della mostra Guglielmo Pepe, si cerca di portare alla luce attraverso scatti mozzafiato l’essenza stessa del  National Geographic. L’esposizione non è infatti un semplice susseguirsi di fotografie casuali: è anzi un percorso storico- fotografico, un viaggio che parte da Washington 125 anni fa, per espandersi in tutti i continenti. 125 scatti di volti famosi ed animali maestosi, momenti e tappe storiche salienti. Il percorso dovrebbe, oltre l’impatto estetico ed emozionale, continua Pepe, far riflettere su un altro aspetto: gli uomini sono esseri intelligenti, ma non i migliori. Dovrebbero comprendere che il destino del Pianeta, dipende da ognuno. Che la Terra è di tutti e tutti rispondono dei danni provocati. Il patrimonio che ci è stato donato, non è inesauribile. La mostra  ci offre la possibilità di vedere con occhi empatici e più comprensivi, tutte le specie viventi. Di capire l’amore, l’evoluzione e il progresso che c’è dietro ogni ricerca. Come non reputare suggestiva la prua del titanic fotografata da Kristof nel ’91?

E quella scattata in Tanzania nel 1964 da Van Lawick che vede la primatologa Jane Goodall "fare amicizia" con uno scimpanzé, Flint?






Assolutamente particolari le immagini di Eliza Scidmore che mostrano il Giappone del 1900, tra geishe e fiori di ciliegio, colorate tutte a mano.




E quella di Carl E. Akeley, che nel 1910, riesce a cogliere un primo piano straordinariamente dettagliato di una zebra di Burchell che riposa nelle pianure di Athi?







La National Geographic Society ha finanziato tantissime spedizioni, fra le quali quella sul Monte St. Elias in Alaska ma anche quella di Robert Pearly al Polo Nord del 1909. Pochi anni dopo Hiram Bingham scopre Machu Picchu. Il magazine continuava senza sosta a segnare tappe fondamentali nella storia della fotografia: sono del 1906 le prime immagini di animali scattate con il flash e del 1926 le prime foto sott’acqua. Il merito della mostra è senza dubbio anche del Palazzo delle Esposizioni che, per la sesta volta, offre i suoi spazi affascinanti per un evento di tale portata. Tra imprese memorabili e personaggi leggendari, tra ricerca in laboratorio e spedizioni nei luoghi più sperduti, tra  bellezza della vita animale e vegetale, tra l'impegno per la conoscenza e quello per la salvaguardia di Madre Terra, l’impegno de "La Grande Avventura" è senza dubbio apprezzato, e il suo scopo raggiunto.


Giulia Ballini

The pursuit of HappYness (il vero sogno Americano)

“Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione” (Henry Ford). Motivazioni, forza di volontà, determinazione, le uniche chiavi per il successo. Per tornare a guardare il futuro con fiducia occore tornare a sognare cercando un’ispirazione, un modello che stimoli fantasie ormai assopite. Chris Gardner, ne avrete sicuramente sentito parlare, è l’uomo giusto per dare una speranza a noi giovani. È l’ispiratore del film che ha riportato un pezzo di Italia ad Hollywood, "La ricerca della felicità" (The Pursuit of HappYness), la storia di un ex senza-tetto che ha conquistato Wall Street partendo dal nulla, e forse ispirandosi proprio alla frase di Henry Ford che apre questo articolo.

Tutto inizia da Milwaukee dove Gardner nacque all’inizio degli anni 50, e dove fin dall’infanzia visse momenti difficili a causa di un padre molto violento, che causò perfino l’arresto della madre accusandola di frode con prove rivelatesi poi infondate. Nonostante problemi personali e con la legge la madre fu la maggior fonte d’ispirazione per il giovane Chris, incoraggiandolo a credere in se stesso e ripetendogli sempre la stessa frase: “puoi contare solamente su te stesso, la cavalleria non sta arrivando”. A 17 anni si arruolò in marina, divisione medica, dove conobbe il dottor Ellis, un cardiochirurgo che gli offrì un lavoro nella sua clinica di San Francisco. Dopo il congedo iniziò a lavorare a stretto contatto con il dottore coltivando il sogno di un futuro come medico.

È una Ferrari però a cambiargli la vita, o meglio il suo proprietario, Bob Bridges. Gardner si trovava nel parcheggio del San Francisco General Hospital quando lo vide per la prima volta. L’immagine di benessere, trasmessa dal connubio tra una fuori-serie rossa ed un abito elegante, colpirono Chris che incuriosito chiese immediatamente che lavoro aveva permesso un simile tenore di vita. “Sono un broker” , queste le tre parole pronunciate da Bridges che scatenarono le motivazioni di Gardner, subito intenzionato a provare, assumendosi un rischio elevatissimo, una sorta di all-in con la vita, con alte probabilità di trovarsi catapultato da una stabilità mediocre ad un futuro di miseria. Inizò un tirocinio non retribuito presso la Dean Witter Reynolds, e la strada sembrò subito tutta in salita, la fine del mese era sempre più lontana, e gli unici introiti derivanti dalla vendita di apparecchiature mediche non gli consentivano un affitto. Nel 1982 riuscì a superare al primo colpo l'esame per la licenza e venne assunto regolarmente a tempo pieno, incredibilmente però proprio il successo lavorativo coincise con il momento più difficile della sua vita. Da quel momento Gardner fu costretto a dormire nei posti più disparati per la continua mancanza di soldi, cercando di risparmiare quanto possibile per riuscire ad affittare un appartamento. Per un intero anno, all'insaputa dei suoi colleghi, fu un senzatetto che passava la notte in motel, aeroporti, parcheggi, nel suo stesso ufficio, sui trasporti pubblici e perfino nei bagni. Dopo una vita passata ad inseguire “la ricerca della felicità” Gardner finalmente nel 1987 ricompose il suo puzzle, fondando la sua società finanziaria, la Gardner Rich e riuscendo a scalare i gradini di Wall Street fino a diventare uno dei guru della finanza americana. 

Per concludere torniamo al nostro titolo. Si scrive happiness e non happyness e molti di voi se ne saranno accorti fin dall’inzio, ma è tutto voluto ed è lo stesso errore commesso da Gardner nella sua autobiografia. Il perchè di una Y al posto di una I viene spiegato dallo stesso Chris in questo modo: «Quando finalmente riuscii a prendere il mio primo appartamento con mio figlio, di fronte avevamo un Centro sociale col nome di “Happyness”, proprio con la “y”» un aneddoto che spiega la semplicità di un uomo che, grazie alle sue forze ed al lavoro duro, ha raggiunto i suoi obiettivi, conquistando l’America.

L&S

Guy Delisle a Pyongyang: uno sguardo ironico da un posto molto serio

A volte è la prima impressione che ci da un luogo a determinare in qualche modo l’idea positiva o negativa che per sempre collegheremo ad esso. Chissà allora cosa sarà passato in mente a Guy quando, appena scese dall’aereo, eccitato e famelico di scoprire un paese pressoché inaccessibile, ricevette un mazzo di rose e gli fu imposto di porgerlo dinnanzi alla grande statua di bronzo raffigurante la maestosa figura dell’eterno presidente Kim Il-Sung. Fu come se, porgendo quel teatrale saluto, avesse dovuto quasi scusarsi, agli occhi del caro leader, della sua infima natura di straniero capitalista. Forse in quel preciso istante egli colse appieno l’importanza di raccontare il suo viaggio in un fumetto. Guy Delisle è un disegnatore e sceneggiatore Canadese, che da molti anni lavora e collabora con importanti studi di animazione internazionali. La sua carriera lo ha portato ad intraprendere numerosi viaggi in tutto il mondo, specialmente nell’area asiatica, stanziandosi per brevi periodi in Cina, Corea del Nord e Birmania.

Il resoconto del soggiorno in Corea del Nord, a Pyongyang, è raccontato in “Pyongyang: a journey in North Corea”, interessantissima graphic novel che attraverso un tono ironico, ma mai banale, ci introduce il paese più impenetrabile del globo, fra le sue assurde contraddizioni e la sua estrema povertà. La Corea del Nord, sul lato politico-sociale, è un caso unico nel suo genere. Guy passeggiando per le sue asettiche strade, sempre sotto lo stretto controllo di una guida del governo, si accorge di come il tempo si sia fermato agli anni più bui della guerra fredda. Tra slogan che inneggiano alla superiorità morale del governo nei confronti dell’occidente e marce trionfali che ricordano ai cittadini il permanente stato di guerra, sembra come se i repentini cambiamenti storici e le evoluzioni che hanno interessato la scena politica mondiale degli ultimi cinquantanni, non abbiano minimamente scalfito le mura che hanno chiuso ermeticamente questo paese. La totale e incondizionata sottomissione di un popolo a un sistema così assurdo spiazza l’autore, che con vena sarcastica cerca di spiegare al lettore come il governo dei Kim, unica famiglia da sempre a capo della Corea del Nord del dopo guerra, possa attraverso uno spietata politica di terrore affiancata da una massiccia propaganda, risultare molto amato dai nordcoreani. Prima con Kim Il-sung, poi con Kim Jong-il e ora con Kim Jong-un, il potere si è tramandato da padre in figlio, creando quella che sembra essere la prima e unica “dinastia comunista” al mondo.

Guy Delisle vive il suo soggiorno a Pyongyang accompagnato da un senso di continua irrequietezza misto a periodi di noia totale, creata in gran parte dalle lunghe visite di gloriosi monumenti dedicati al beneamato leader Kim Il-sung e musei sulla guerra di Corea, uniche attività consentite a uno straniero. Il non poter comunicare con i coreani, non solo per distanza idiomatica, ma soprattutto per netta distanza culturale abbatte l’autore, che in molti casi vede ostacolati i suoi tentativi di contatto con operai o contadini. La tragicità della situazione nordcoreana è però saggiamente mitigata dall’ironia dell’autore, che vede nello humour un vero e proprio antidoto al suo shock culturale. Difatti ogni piccolo fatto e azione che scorre davanti i suoi occhi offre spunto per una battuta o per un pensiero sarcastico, da dove si evince però, bisogna riconoscerlo, un punto di vista un tantino nichilista e disinnamorato del mondo. Guy Delisle critica le questioni più controverse e delicate della nostra scena mondiale con una intelligente spensieratezza, un lusso che il popolo nordcoreano forse non conoscerà mai.

Mattia


Virginia Woolf, una donna fuori dal comune

Una propensione letteraria notevole, un’ intelligenza acuta, una sensibilità fuori dal comune e la sofferenza derivata dal suo essere al mondo. Questa, in estrema sintesi, era Virginia Woolf e ciò che di lei ancora ci affascina. Nata a Londra nel 1882, la scrittrice visse nel secolo scorso e combatté, spesso oltrepassandoli, i limiti che la società di quel periodo imponeva al suo essere donna. Il padre non le permise di studiare all’università come fecero i suoi fratelli, ma, nonostante l’amarezza, Virginia, non solo respirò a pieni polmoni il meglio dell’ambiente culturale del suo tempo, ma contribuì attivamente alla sua creazione. L’accesso alla libreria paterna le spalancò il mondo nel quale voleva vivere: un mondo fatto di immaginazione e acuta osservazione della realtà. Attivista all’interno dei movimenti femministi scrisse due importanti saggi, “Una stanza tutta per sé” e “Le tre Ghinee”, per evidenziare e denunciare come la condizione femminile fosse ostacolata e repressa dalla cultura maschile dominante, soprattutto riguardo la minore possibilità, che avevano le donne dell’epoca, di accedere alla cultura. Virginia fu certamente una femminista convinta, ma distante dallo stereotipo di donna realizzata o di eroina della mitologia femminista ma non si rinchiuse mai in separate comunità; non voleva essere di più ma neanche di meno

Lo scrivere sembra essere stato per lei, contemporaneamente, fonte di vita e desiderio di morte ed era sempre molto tormentata quando si trovava in procinto di terminare le sue opere. Virginia soffrì per tutta la vita di crolli nervosi e bipolarismo: per questo amava circondarsi di persone e al tempo stesso, quando era sola, cadeva in uno stato d'ansia con sbalzi d'umore tipici della malattia. E a contribuire all'aumento delle sue fobie fu, di certo, anche lo scoppio della seconda guerra mondiale. Nella scrittura, la Woolf abbandona la tecnica di narrazione tradizionale, per delinearne una moderna. Eliminando il dialogo diretto e la trama classica, dirige la sua attenzione verso il monologo interiore. La realtà esterna perde la sua funzione privilegiata, eccetto per quanto riguarda l'influenza che esercita sulla vita interiore del soggetto. Il tempo interiore differisce da quello esteriore per l'assenza di una cronologia; seguendo i processi della mente la narrazione procede attraverso spostamenti in avanti e all'indietro nel tempo, seguendo pensieri e ricordi suscitati dall'ambiente circostante e dalle situazioni, un flusso di pensieri dunque.

Dalle lettere, dai diari e dalle testimonianze di chi ha vissuto accanto a lei emerge il suo bisogno intimo, profondo di vivere l’esistenza in tutti i suoi vari aspetti, catturandoli e doppiandoli sulla pagina attraverso l’atto dello scrivere, che si configurava come tentativo di catturare la vita stessa. La malinconia e le ombre di una personalità che a tratti viveva con dolore la propria esperienza nel mondo non devono tradursi nell’immagine di una donna che non amasse o sapesse vivere. Virginia Woolf visse per la scrittura e nella scrittura facendo di questa uno specchio che riflette, non in maniera realistica e oggettiva, ma simbolica e talvolta deformante, una realtà di frammentazione. Il mattino del 28 Marzo 1941 il mondo assiste impotente all’addio di una delle più tormentate menti del Novecento. Virginia Woolf si riempie le tasche di sassi e si lascia annegare nel fiume, vicino casa. "La bellezza del mondo ha due tagli, uno di gioia, l'altro d'angoscia, e taglia in due il cuore."

Elena Guglielmino

Banche nel mirino: maxi multa dall’Ue

La commissione europea ha deciso di multare otto istituzioni finanziarie che negli ultimi anni, pre e post crisi economica, hanno manipolato i principali tassi di interesse interbancari Libor, Euribor e Tibor. La manipolazione sarebbe avvenuto attraverso la costituzione di cartelli illegali finalizzati al controllo dei tassi interbancari utilizzati nella definizione di mutui ipotecari e derivati finanziari. L’indagine ha coinvolto: Barclays, Deutsche Bank, Societè Generale, Rbs, Ubs, JP Morgan, Citigroup e il broker RP Martin (Barclays e Ubs avendo rivelato l’esistenza dei cartelli, hanno beneficiato dell’immunità). La multa per la partecipazione al cartello sulla manipolazione dei tassi europei è stata di 465,861 milioni di euro per Deutsche Bank, Societè Generale 445,884 milioni, Rbs 131,004 milioni.  Per l’altro cartello, Rbs è stata multata per 260,056 milioni, Deutsche Bank per 259,499 milioni, Jp Morgan per 79,897 milioni, Citigroup per 70,020 milioni, Rp Martin per 247 mila euro.

Il commissario alla Concorrenza, Joaquìn Alluni, ha definito “sconvolgente la collusione fra banche che si suppone essere in concorrenza fra di loro. La decisione odierna manda un messaggio chiaro sul fatto che la Commissione è decisa a combattere e punire i cartelli nel settore finanziario”. Bisogna quindi interrogarsi sul perché banche (in apparenza) in concorrenza tra loro dovrebbero accordarsi per manipolare il normale corso dei tassi. Prendiamo in esame il tasso Libor (London Interbank Offered Rate), questo viene fissato per dieci valute (euro, dollaro USA, yen, sterlina, franco svizzero, dollaro canadese, dollaro australiano, corona danese, corona norvegese e dollaro neozelandese) e 15 diverse scadenze temporali (da un giorno a 12 mesi).Il Libor negli ultimi anni, più che tasso al quale le maggiori banche si prestano denaro sul mercato, rappresenta un tasso teorico di riferimento al quale sono ancorati numerosi strumenti finanziari derivati e a cui sono indicizzati mutui e prestiti. Il tasso viene fissato grazie ad un sondaggio condotto alle 11:00 del mattino che permette di ottenere una media troncata delle risposte date dagli istituti di credito ( da 8 a 18 istituti) a questa domanda: “A quale tasso potresti prendere a prestito dei fondi se dovessi chiederne e quindi accetteresti offerte sul mercato interbancario per un importo significativo prima delle 11:00 del mattino?”.
Una volta definito, viene reso pubblico ed è possibile prenderne visione (le banche non possono vedere il tasso scelto dalle concorrenti). Fatta questa precisazione, un ragionamento semplice e logico porta a pensare che la manipolazione dei tassi interbancari al ribasso abbia come fine ultimo quello di apparire più solide rispetto alla realtà. (tassi superiori implicano maggior “paura”). Una spiegazione diversa, più sottile, vedrebbe nella manipolazione dei tassi, parametri di riferimento per numerosi strumenti finanziari derivati, la volontà di ottenere guadagni maggiori dalle operazioni in derivati (piccole variazioni nei tassi comportano grandi guadagni a scadenza). Non bisogna dimenticare, inoltre, che molti prestiti obbligazionari emessi da queste Banche per finanziarsi sul mercato internazionale dei capitali hanno le cedole indicizzate al Libor/Euribor (minor tasso, minor costo).

Tralasciando la numerosità delle possibili interpretazioni del fenomeno, non bisogna dimenticare che il comportamento degli istituti di credito è figlio di uno scarso controllo sul loro operato nel periodo pre e post crisi. L’attività delle banche non dovrebbe “forse” essere indirizzata verso un fine sociale che tuteli il risparmio e garantisca il cittadino dalle possibili speculazione delle stesse? Non dovrebbe per questo essere oggetto di grande e costante controllo? Stavolta non un commissario europeo ma un professore ordinario di diritto bancario cominciava il suo corso con la seguente affermazione: “Ragazzi, quando ho cominciato ad impartire lezioni di diritto bancario il corso si riassumeva in due grandi macroconcetti: le banche fanno quello che vogliono, quando vogliono”. Sulla scia del pessimismo, bisogna tornare con i piedi per terra, o meglio, sull’economia reale.

Beatrice Di Marco

Lettori fissi

Popular Post

Punto&Virgola - The blog. Powered by Blogger.

- Copyright © Punto&Virgola - The blog -Metrominimalist- Powered by Blogger - Designed by Johanes Djogan -