mercoledì 25 dicembre 2013

Ogni Natale che si rispetti porta con sé una novità, quasi a dire “uguali si, ma non nel dettaglio”. Questa’anno è la volta della “Wag Brigade” (letteralmente “brigata scodinzolante”) che ha conquistato tutto il mondo dall’aeroporto di San Francisco. Si tratta di una vera e propria comitiva a quattro zampe che, a partire dall’ inizio del mese corrente e per tutta la durata delle feste, è stata reclutata per conquistare le attenzioni dei passeggeri e far sì che volino con più pacatezza, contrastandone l’ansia del volo e le possibili tensioni che possono nascere durante le lunghe ed estenuanti file per il check-in. Le pelose reclute, armate di “dolcezza”, indossano un gilet grigio con scritto “accarezzami”, con accanto una targhetta da cui si intuisce l’appartenenza alla “Wag Brigade”. Lo scopo è quello di far distendere i nervi del passeggero attraverso la bellezza di un cane docile, ma soprattutto amichevole.

I “portatori sani di tranquillità”sono stati addestrati dal servizio della protezione per gli animali di San Francisco ed hanno già molta esperienza nell’agire come “pet-doctors” in un’ innovativa, ma non di certo la prima, “Pet-therapy”; prima dell’aeroporto di San Francisco hanno assistito persone negli ospedali, nelle scuole e in alcuni casi anche in qualche casa privata. La “Wag Brigade” può contare su otto elementi: da Toby, un Goldendoodle di 3 anni, a Donner, un labrador nero. “Andare all’aeroporto è come trascorrere un giorno alla spa. Riceve tutte le attenzioni. Tutti lo accarezzano, è perfetto per lui.”, queste le parole del proprietario di Toby, Shari Marks. 

Per “pet therapy” si intende una terapia basata sull’interazione uomo-animale. Fu lo psichiatra infantile Boris Levinson nel lontano, ma non troppo, 1960 ad enunciare per la prima volta le sue teorie sui benefici della compagnia degli animali associati a vari tipi di pazienti, affetti da altrettante patologie. Solo vent’anni più tardi è stata fondata negli Stati Uniti la “Delta Society”, che si occupa di studiare gli effetti terapeutici legati alla compagnia degli animali. 

In un periodo in cui si legge sempre più spesso di cani che mordono e, a volte, uccidono i propri padroni, queste storie sono di quelle che “fanno bene al cuore”. Insegnano a chi le ascolta un qualcosa che è sempre più raro sentire: sottolineano l’importanza di credere ancora nell’amore “non parlato”, ma non per questo più superfluo, che solo un animale può donare.

Quando un cane vede il suo padrone, il suo cervello rilascia le stesse sostanze del nostro quando siamo innamorati. 

Buon volo, ma soprattutto buon Natale.

Marco Harmina

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