venerdì 6 dicembre 2013

Joele Leotta, originario di un paesino in provincia di Lecce, è stato pestato a morte nella notte del 20 ottobre scorso a Maidstone, capoluogo del Kent, Inghilterra. È stata confermata la testimonianza di Alex Galbiati, altra vittima del pestaggio, di come quella sia stata una “retata” a sfondo razziale. Quando i 9 aggressori hanno incontrato Joele, ed hanno iniziato a picchiarlo, si trovavano ancora in strada; quindi la vittima ha cercato una via di fuga nel proprio appartamento, dove si trovava Alex, ma gli esecutori hanno irrotto nel loro alloggio, li hanno insultati, pestati ed accusati di andare nel loro Paese e di rubargli il lavoro. Tra gli aggressori, ora in stato di arresto, sono stati identificati ben quattro lituani: Aleksandras Zuravliovas, di 26 anni di Beaumont Road, Tomas Gelezinis di 30 di Lower Stone Street, Saulius Tamoliunas di 23 di Union Street e Linas Zidonis di 21, senza dimora fissa. Queste le generalità deposte ieri in videoconferenza davanti ai giudici della Corte della Corona durante l’udienza preliminare, la stessa udienza che era stata rinviata per ben due volte consecutive per problemi tecnici. Per ora i genitori delle due vittime e tutte le persone che, come loro, gridano “giustizia”, dovranno aspettare il mese di aprile per assistere al dibattimento. Nel frattempo, Luca Galbiati, padre di Alex, teme che suo figlio possa essere interpellato in aula, anche se gli investigatori hanno già raccolto la sue deposizioni; nel caso dovesse succedere, hanno assicurato al ragazzo e ai suoi genitori che non dovrà più rivedere gli assassini del suo migliore amico. “Speriamo di poterlo riportare indietro quanto prima e celebrare presto i funerali, ma dal nostro consolato ci hanno anticipato che occorrerà del tempo, forse sei o sette settimane”, questa invece la dichiarazione di Ivan Leotta, padre del ragazzo massacrato. 

“W l’inghilterra!” cantava Baglioni negli anni 70, “pace, donne, amore e libertà!”, tutto ciò che Joele cercava e che ha soltanto potuto assaporare. Un ragazzo come tanti, determinato a cambiare le sorti del proprio destino, ha lasciato la propria terra per perseguire una speranza, quella stessa speranza che accompagna chi ha il forte desiderio di trovare in Italia ciò che Joele bramava in Inghilterra. Viene da pensare a quante persone extra-comunitarie, residenti nel nostro Paese, ricevano ogni giorno, ciò che Joele ha subìto in una sola notte. Il pensiero va anche ai nostri avi, emigrati all’estero in cerca di fortuna durante la Grande Emigrazione. La storia va avanti, cambiano le bandiere, le vittime, le circostanze ma solo una cosa rimane sempre la stessa: la xenofobia che ci caratterizza e che è radicata in noi da tempi storici, e la storia, almeno per ora, non ci ha insegnato nulla. Per ora rimane solo la speranza.

Marco Harmina

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