martedì 1 aprile 2014

Provate ad immaginare se piano piano cominciaste a non riuscire a dare un nome a ciò che vedete,o confondeste gli oggetti tra loro.
Provate ad immaginare se,di questo vostro deficit,ne fossero tutti consapevoli tranne voi. Questo è quello che è successo al sig. P.
Il sig. P. era un uomo normale,un musicista brillante e possedeva anche un certo senso dell’humor. Proprio per questa sua caratteristica,forse,all’inizio chi lo conosceva non si è preoccupato quando ha cominciato a trattare i parchimetri della strada come se fossero bambini,dando loro degli affettuosi colpetti in “testa”. Solo in seguito si è chiarito come il sig. P.  vedesse effettivamente dei bambini al posto dei parchimetri.
Decise,quindi, di rivolgersi a Oliver Sacks,neurologo britannico,il quale pensò in seguito di raccogliere tutte le esperienze cliniche più strane capitate nella sua vita,tra cui quella del sig.P, in un saggio neurologico: 
“L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”.

Il titolo del saggio riprende proprio da un episodio accaduto al sig. P.
Alla fine di una visita,infatti,il sig.P,congedandosi dal neurologo,scambiò la testa di sua moglie per un cappello e cercò di indossarlo. Un altro giorno,invece,il dottor Sacks gli chiese di dare un nome a un oggetto propostogli. Il sig.P,non riuscendo a definirlo,cominciò a descriverlo così: “ « Una superficie continua, avvolta su se stessa. Dotata... » esitò « di cinque estremità cave, se così si può dire. [...] Un qualche contenitore? “. Solo in seguito, indossandolo per sbaglio,capì: “Dio mio,è un guanto!”
Il sig. P,però,non aveva nessun disturbo di tipo visivo e il suo livello di intelligenza non era affatto calato. In lui era, “semplicemente”,scomparsa la capacità di assegnare un significato agli oggetti che vedeva,se non utilizzando altri sensi.
Il sig. P era,in definitiva, affetto da Agnosia.
L’Agnosia è un difetto percettivo,congenito o acquisito del Sistema Nervoso Centrale,a causa del quale si denota mancanza di riconoscimento di oggetti,persone,forme,colori,odori,suoni,con possibilità di coinvolgimento di ognuno dei cinque sensi (il sig.P, ad esempio, presentava Agnosia visiva).
Già nel 1890 il neurologo H.Lissauer aveva ipotizzato un modello di riconoscimento degli oggetti basato su due livelli (modello ancora valido,seppur varie teorie hanno approfondito le modalità di elaborazione degli stimoli). Di base, comunque, il riconoscimento degli oggetti avviene in primo luogo mediante l’integrazione delle informazioni sensoriali provenienti da recettori periferici,integrazione che si fa complessa a livello encefalico. In seguito, si denota il fenomeno associativo,ossia il confronto tra ciò che percepiamo e ciò che già conosciamo. A seconda che il deficit sia nel primo o nel secondo livello,si parlerà di agnosia appercettiva o associativa. Nel primo caso il paziente non sarà in grado neppure di descrivere l’oggetto,o di distinguerlo da oggetti simili; nel secondo caso,invece,il paziente darà un’ottima descrizione dell’oggetto in questione,ma non ne capirà l’utilizzo.
Un tipo particolare di agnosia è la Prosopagnosia, ossia l’incapacità di riconoscere i volti delle persone,anche quelli familiari, associata a un danneggiamento dei circuiti occipito-temporali. Proprio per questo tipo specifico di deficit,però,sono stati effettuati degli studi che mostrano come il paziente presenti,seppur senza riconoscimento esplicito,una risposta di tipo affettivo/emotivo. Ciò apre la strada alle ipotesi sul ruolo delle emozioni nel riconoscimento dei volti. Insomma, lo studio di questi tipi di deficit è tutta da percorrere,nella speranza di poter salvare altre persone dalla perdita di una capacità fondamentale: il riconoscimento del mondo che ci circonda.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 K.M.

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