mercoledì 7 maggio 2014

La mostra in esposizione alle Scuderie del Quirinale fino a luglio, indaga l'artista messicana nel suo rapporto con i movimenti artistici dell'epoca, dal Modernismo messicano al Surrealismo internazionale, analizzandone le influenze sulle sue opere. Alle Scuderie si presenta l'intera carriera artistica di Frida Kahlo riunendo Oltre 40 straordinari capolavori. 

Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón diceva di essere nata nel 1910, anno di inizio della Rivoluzione messicana, mentre in realtà era nata il 6 luglio 1907 a Coyoacán. Le sue opere, soprattutto i suoi ritratti sono molto spesso carichi degli aspetti drammatici della sua vita, il maggiore dei quali è il grave incidente di cui rimane vittima nel 1925 mentre viaggia su un autobus e a causa del quale riporta la frattura del bacino. Questo evento cambiò drasticamente la sua vita e la rinchiuse in una profonda solitudine che ebbe solo l'arte come unica finestra nel mondo. A seguito dell'incidente Frida viene costretta a mesi di riposo nel suo letto di casa con il busto ingessato. Il suo primo soggetto è il suo piede che riesce ad intravedere tra le lenzuola. Sono anni di profonda sofferenza fisica e turbe interiori (subirà più di 32 interventi), in cui inizia però sia la sua formazione artistica che come attivista del partito comunista. Nei periodi successivi alla sua degenza, Frida incontra e si innamora dell'uomo che diventerà la sua "guida" professionale e di vita Diego Rivera (anche lui noto pittore). Quando Frida incontra Diego, lui è un uomo pesante, gigantesco, Frida lo prende in giro chiamandolo “elefante”: è già stato sposato due volte e ha quattro figli. Il 21 agosto del 1929 si uniscono in matrimonio. Lei ha 22 anni, lui quasi 43. La loro tempestosa relazione è fatta di infedeltà, screzi dovuti alle reciproche carriere, litigi continui, tanto che la stessa Frida dichiarerà nella sua vita di aver avuto due incidenti, uno causato da un tram e l'altro da Diego: "L'incidente con il tram mi ha lasciato paralizzata fisicamente mentre quello con Rivera mi ha paralizzato emotivamente”. Eppure, nonostante tutto, Diego Rivera rimase per Frida il grande amore della sua vita. Con lui condivise la passione per l’arte, l’orientamento politico e un affetto reciproco capace di persistere anche nei momenti più critici della loro relazione. Al centro delle opere dell'artista messicana però oltre all'amore (ben rappresentato dalle varie opere che la ritraggono con il marito, es " Diego e me ") si indaga il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato e il trauma interiore che due aborti e la mancata maternità (a causa delle sue precarie condizione fisiche a seguito dell'incidente) le hanno procurato. A partire dal 1938 l'attività pittorica s'intensifica: i suoi dipinti non si limitano più alla semplice descrizione degli incidenti della sua vita, parlano del suo stato interiore e del suo modo di percepire la relazione con il mondo.

Frida durante tutta la sua carriera artistica si è avvicinata a molte correnti, più rilevanti fra tutte senz'altro l'arte pittorica folkloristica messicana e il surrealismo di Andrè Breton. Quello che può essere considerato il suo lavoro più surrealista è il quadro "Ciò che l’acqua mi ha dato": immagini di paura, sessualità, memoria e dolore galleggiano nell'acqua di una vasca da bagno, dalla quale affiorano le gambe dell’artista. Nel 1944 dovette indossare un busto d’acciaio e questo episodio la portò a dipingere un altro dei suoi quadri più noti, «La colonna spezzata».  Nel 1953 il Messico – il suo Paese - le dedicò una mostra personale, Frida stava così male che vi si recò in ambulanza e accolse gli ospiti sdraiata nel proprio letto a baldacchino (che per l’occasione era stato portato nella galleria espositiva). Fu un successo enorme. 
Frida morì poco dopo a Coyoacán il 13 luglio 1954, nella stessa casa – la casa azzurra – che le aveva dato i natali e che oggi è divenuta il Museo Frida Kahlo Certo.

Grande donna e pittrice, usò la pittura per raccontare sé stessa, e nel farlo raccontò anche la disabilità. Mostrò il suo corpo sanguinante, ferito, ingabbiato negli apparecchi ortopedici, in frantumi, in lacrime, sorretto dalla sedia a rotelle o con le stampelle. Ma in tutte queste rappresentazioni Frida non abbassò mai lo sguardo, non smise mai di fissare lo spettatore. Il suo volto è sempre rivolto verso di noi, fiero anche quando si ritrae nei momenti più carichi di tragicità. C’è uno sguardo che non cede, che non consente di ridurre la persona al suo dolore, neanche quando è proprio il dolore il messaggio più esplicito dell’opera.

Frida per l’intera vita porterà con se un dolore continuo e lacerante ma nonostante le trentadue operazioni, inneggerà sempre alla vita, con quella allegria che ha sempre ostentato in pubblico.

Elena Guglielmino

Lettori fissi

Popular Post

Punto&Virgola - The blog. Powered by Blogger.

- Copyright © Punto&Virgola - The blog -Metrominimalist- Powered by Blogger - Designed by Johanes Djogan -