domenica 2 marzo 2014

Chi è davvero Yulia Tymoshenko? Come al solito a trapelare sono le c.d. notizie tendenziose. Dalla figura di pasionaria che fu durante la Rivoluzione Arancione, è divenuta il simbolo cardine della ribellione all’autoritarismo attuale di Yanukovich. In realtà è la solita creazione di un falso mito. Possiamo aspettarci che fra qualche anno un qualunque politico di uno stato europeo ammonisca il governo italiano per aver lasciato condannare Silvio Berlusconi, il quale, proprio nel 2013, dichiarò dinanzi gli eurodeputati “Il mio futuro è infausto. Marcirò in galera come la Tymochenko”.

Il reato per cui la Tymoshenko fu giustamente processata e altrettanto condannata era quello di malversazione, un reato comune nei paesi ex-sovietici e altrettanto lo è in Italia anche se difficilmente denunciato). Infatti, la Tymoshenko, muovendosi sotto l’icona della liberalizzazione e senza tener conto della volontà del resto del governo, accettò un contratto di fornitura di gas per l’Ucraina che avrebbe comportato un grave colpo alla già delicata situazione economica del paese e beneficiando lei stessa di una vasta percentuale dei proventi ottenuti dalla vendita dell’idrocarburo. Quello che agli occhi degli ucraini avviene sotto il termine di corruzione, in Unione Europea avviene sotto il termine di deregolamentazione, quindi è lecito domandarsi quanto possa giovare all’Ucraina l’ingresso in UE.

Oramai è assodato che la principale fonte per giustificare le ingerenze negli affari esteri, soprattutto da parte degli USA, sia la retorica dei “diritti umani”. Purtroppo però, i diritti umani e gli interessi economici sono questioni incompatibili. Sprigionata la Tymoshenko, ci ritroviamo in circolazione l’ennesimo criminale travestito da paladino della libertà.

Marianna Rapino

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