giovedì 10 aprile 2014

Ieri 9 aprile 2014, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. La norma scardinata in ogni suo punto, risulta illegittima negli articoli 4, comma 3, 9, commi 1 e 3 e 12, comma 1, relativi al divieto, in caso di infertilità assoluta, di ricorrere a un donatore di gameti o spermatozoi, esterno alla coppia. Sarà quindi lecita l’ovodonazione volontaria, mentre qualsiasi uomo fertile potrà donare il proprio seme. Grazie alla sentenza della Corte Costituzionale, oggi, l’Italia della civiltà è un po’ più vicina all’Europa. Viene meno, in questo modo, uno degli ultimi tabù imposto dalla normativa italiana e si riacquista un uguale diritto ad essere genitori. Si abbatte quel limite illegittimo, sociale ed economico che per 10 anni ha escluso molte persone dall’accesso alle tecniche di fecondazione assistita: chi aveva disponibilità economica, andava in un paese con diversa legislazione. Solo nel 2012, sostiene l’Osservatorio sul Turismo Procreativo, sono stati fatti circa 4.000 “viaggi della speranza” di coppie italiane all’estero per ricevere la fecondazione medica assistita. 

La legge, promulgata nel febbraio 2004, si proponeva di risolvere problemi di fecondazione assistita delle coppie italiane, ma ha avuto un percorso incongruente e travagliato. Sottoposta a circa 29 interventi dei Tribunali, ha dovuto più volte ristabilire i diritti quali la legittimità della indagine genetica pre-impianto, per portatori di malattie genetiche trasmissibili, obbligo di impianto di tre embrioni prodotti contemporaneamente e tutela della salute della donna. La questione sull’indubbia legittimità della legge è stata sollevata da tre coppie di Firenze, Milano, Catania che non potendo permettersi di andare all’estero per seguire il sogno di avere un figlio, si sono rivolti ai tribunali delle rispettive città nel 2010. In realtà, già nel 2005, la questione venne sollevata con un referendum abrogativo che però non raggiunse il quorum.

Dissonanti sono le reazioni alla notizia dei politici. La ministra della salute Beatrice Lorenzin afferma «quello che possiamo fare sul piano parlamentare lo facciamo, quello che richiede una riflessione più profonda, perché la legge 40 è stata del tutto svuotata, necessita di un intervento parlamentare». «Aspettiamo di poter leggere le motivazioni» della sentenza - ha aggiunto - «anche se dobbiamo capire tutte le implicazioni che ne derivano». La ministra ha inoltre osservato che in Italia non si è ancora attrezzati riguardo «l’anonimato di coloro che cedono i gameti», «il diritto dei bimbi che nasceranno ad essere informati di chi sono i loro genitori», «il tipo di analisi da fare per chi cede i gameti». Queste, per il ministro, «sono materie complesse che non possiamo risolvere con una cosa amministrativa». Pertanto, «è giusto che il parlamento faccia la sua parte e dia delle scelte di fondo su questi temi». Di contro per il legale vicino al Pd «è grave che il ministro dica che serve intervento parlamentare. È, al contrario, doveroso che il governo dia immediata attuazione alla pronuncia della Corte». 

Le senatrici di Sel Loredana De Petris e Alessia Petraglia, responsabile welfare del partito l’hanno definita “un’ottima notizia”, e «finalmente è stato restituito il sacrosanto diritto per tutti alla maternità e alla paternità». Non mancano, naturalmente critiche che arrivano dal mondo cattolico: Famiglia Cristiana parla di “fecondazione selvaggia per tutti” e di “ultima follia italiana”. Gli esponenti di area cattolica esprimono i loro sconcerti e dispiaceri che si riflettono sulla vita del nascituro che non potrà crescere con i genitori naturali.
Della legge 40 restano quindi in vigore norme relative al divieto di accesso alle tecniche di fecondazione assistita per i single e le coppie dello stesso sesso e il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e revoca del consenso.Grazie alla avvenuta dichiarazione di illegittimità di questa norma, si riesce cosi a superare il pregiudizio sin’ora posto dalla discriminatoria legge 40, di ridurre la genitorialità alla condivisione di patrimoni genetici e si restituisce a tutti la possibilità, il diritto di esser eguali genitori.




Francesca Pistolini

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