mercoledì 26 febbraio 2014

Sta letteralmente spopolando sul web il video-iniziativa del gruppo Sos Children’s Villages, associazione umanitaria norvegese volta alla protezione infantile; il filmato è stato ideato per sensibilizzare il mondo alle estreme situazioni e condizioni in cui sono costretti a vivere, anzi, a sopravvivere i bambini siriani . Il titolo dello spot è “Dareste il vostro cappotto a Johannes?” e mostra una via della città di Oslo in pieno inverno con tanto di neve e vento gelido, in cui un bambino, appunto Johannes, sta aspettando, seduto ad una fermata, l autobus. Non possedendo né un cappotto, né dei guanti, né tantomeno una sciarpa, naturalmente il protagonista, che si è presentato ai provini come volontario e che è sempre stato sotto la sicura osservazione e protezione degli addetti alla regia, assai pativa il clima torrido.  Altre persone si fermano per aspettare l’autobus. Lo guardano increduli. Non sanno se intervenire.

All’inizio sono tutti quanti titubanti, preda dell’imbarazzo e della timidezza, ma poi, con il passare dei minuti, a differenza della neve che fa da cornice alla scena, il cuore dei passanti si scalda davanti ai tremolii di un bambino indifeso, donandogli così un indumento per scaldarlo: chi i guanti, chi il cappotto, chi lo scialle. La scena è così toccante che gli spettatori dell’ immagine si sentano egoisti ed allo stesso modo in colpa per essere loro stessi al caldo, mentre un creatura “inferiore” fisicamente a loro stava patendo il freddo.
Il portavoce dell’organizzazione, Synne Ronning, dopo aver partecipato e visto di persona i risultati dell’esperimento ha poi confermato di essere sbigottito perché “la gente dovrebbe occuparsi altrettanto dei bambini in Siria”. La Sos Children’s Villages ha distribuito solo negli ultimi due mesi, migliaia di cappotti e abiti caldi alle famiglie dei rifugiati, che aumentano di giorno in giorno: almeno 2 milioni e mezzo sono fuggiti in cerca di un posto in cui rifondare le proprie radici. Ronning afferma che, anche se non si risolveranno mai le cose con un cappotto, almeno questo sarà utile ad un bambino, sicuramente gli darà conforto.


Bisogna fare i complimenti all’associazione che, in un periodo come questo in cui la malvagità, la calunnia e la disonestà sono valori che fanno da padroni al momento stesso, è riuscita a mostrare che al mondo c’è ancora qualcosa di buono, ci sono ancora persone pronte a togliersi il proprio cappotto e rimanere a maniche corte solo per consegnarlo ad un bambino che, di fatto, è un perfetto estraneo. Sono scene che fanno bene al cuore. Vorremmo che i nostri figli vedano solo azioni del genere come pubblicità del nostro mondo, per documentare che infine l’essere umano, non è poi così male.

“Fate l’amore, non la guerra”.

Marco Harmina

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