- Back to Home »
- Cina , figlio unico , Mondo , riforme »
- Nuove riforme in Cina: più mercato, meno stato
giovedì 21 novembre 2013
Il Dragone Rosso cambia muta, o almeno promette di farlo. L’esito del
3° Plenum del Partito Comunista Cinese, tenutosi nella capitale tra l’8 e il 12
novembre, ha il sapore di svolta storica. La nuova classe dirigenziale a capo del Partito, rappresentata dal
presidente Xi Jinping, ha annunciato un nuovo piano politico decennale,
basato prettamente su riforme che preannunciano profondi cambiamenti nella vita
economica e sociale del paese.
A livello economico, l’impegno del governo è teso ad allentare il
controllo statale su importanti campi quali la finanza e la produttività
industriale, in favore di un sistema economico che si modelli più su quella che
è l’attuale situazione di mercato. Difatti gli scopi principali delle riforme
sono: lasciare che il mercato determini il più possibile i prezzi,
l’abolizione di alcuni monopoli statali e riformare le aziende pubbliche. La necessità di riforme così profonde sicuramente va cercata nello
spettro della crisi che recentemente si aggira minaccioso sulla Terra di Mezzo.
I dati di crescita del 7% del 2012, mostrano un importante calo rispetto al
vertiginoso sviluppo che ha accompagnato i cinesi sin dai primi anni 80. Le
paure maggiori sono legate fortemente ai primi accenni di sofferenza verso il
debito pubblico e soprattutto alla perdita di competitività industriale, minacciata dalla crescita continua e
prorompente dei nuovi paesi emergenti.
Non meno importanti sono le annunciate riforme sociali, che intendono
cambiare la legge che da anni crea numerosi dibattiti e antipatie verso il
governo cinese: la famigerata legge del figlio unico. Sin dagli anni 70, la
Repubblica Popolare Cinese ha dovuto fronteggiare il problema dello
spropositato incremento demografico, adottando un primo piano di pianificazione
delle nascite, che prevedeva la possibilità per una coppia ad avere al
massimo due figli. A partire dagli 80’, la legge divenne più restrittiva,
portando il limite ad un solo figlio, facendo eccezione però per coppie formate
da entrambe i coniugi figli unici e per le coppie residenti nelle zone rurali
che avessero concepito una femmina, in tal caso la legge prevedeva la
possibilità di avere un secondogenito. La politica di pianificazione delle
nascite ha cercato di assicurare al paese più popoloso del globo, un sensato e
consapevole equilibrio tra i cittadini e le risorse, garantendo un welfare che
arrivasse a salvaguardare il più alto numero di persone. Purtroppo nell’ultimo
decennio, lo stretto controllo demografico sta facendo emergere le sue falle,
presentando un paese con evidenti squilibri sociali e che tende
progressivamente ad invecchiare. Xi Jinping e soci per arginare la situazione,
sembra che intendano portare il limite di due figli anche per le coppie in
cui solo uno dei coniugi è figlio unico. Questa mossa aprirebbe un nuovo
scenario sociale, trasformando la classica famiglia tipo offerta dalla
propaganda del Partito, formata da quattro nonni, due genitori e un solo figlio. L’opinione pubblica festeggia anche per la dichiarazione dell’abolizione
dei campi di lavoro e la riforma sulla giustizia che porterà alla abolizione
della pena di morte per alcuni reati meno gravi, esaudendo le richieste di chi
vuole finalmente una Cina più democratica, che possa meritare, agli occhi del
mondo, la sua alta posizione a livello internazionale.
Facendo il punto della situazione, stemperando il comprensibile
entusiasmo che sta animando il popolo cinese nei confronti degli annunciati
cambiamenti, bisogna capire in che modo verranno applicate le riforme e se
realmente la Cina è pronta a intraprendere un sentiero tanto esaltante quanto
sconosciuto. Se le riforme veramente saranno applicate, il Pcc dovrà rivedere
il proprio ruolo in una società che muta rapidamente e confrontarsi con una
popolazione che chiede più spazio all’individuo e meno al “bene comune” o
all’“armonia sociale”. Il governo deve accettare, che con il passare del tempo,
non potrà più decidere o programmare ogni aspetto della vita politica e sociale
dei suoi cittadini, ma dovrà incominciare a fidarsi del suo popolo, che sempre
più sogna libertà mai assaporate. Comunque vada la Cina ha di fronte a se un futuro oscuro ma carico di
nuove aspettative, che forse la porteranno a vivere una nuova età dell’oro.
Mattia
Posta un commento