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- PROGETTARE: Come "guardiamo" la realtà
lunedì 2 dicembre 2013
Chiedersi come la
realtà venga percepita e avvertita è il primo passo per una progettazione consapevole e non fine a
se stessa. In effetti si pensa, con troppa facilità, che ciò che vediamo
(quindi ciò che esiste) sia un fatto oggettivo, altro da noi. E' invece il
cervello, che attraverso i sensi, interpreta ciò che lo circonda.
Provate ad
avvicinare il viso al monitor, chiudere l'occhio destro e fissare col sinistro
la B. Adesso se vi allontanate progressivamente dallo schermo vedrete che ad un certo
punto la A scompare, eppure esiste ed era visibile. (fig.1)
Questo è solamente un giochino che dimostra l'esistenza di
un punto cieco nel nostro occhio, in
cui passa il fascio ottico attraverso la retina; ma il fatto che il nostro
cervello elabori a suo piacimento cosa deve succedere in quel punto, è
l'emblema di quanto sia complesso l'argomento "vedere",
"percepire".
Il cervello umano è pigro, abitudinario. Molte volte vuole
vedere ciò che gli fa più comodo. Questo è dato naturalmente dalla sua
evoluzione. Nell' illusione di Kanizsa
(fig. 2) è più facile vedere un triangolo bianco sopra tre cerchietti neri
anche se non vi è disegnato alcun triangolo, ma solo tre spicchi. Secondo la
psicologia di Gestalt il cervello umano vede le cose come insieme e non come
singole parti, ciò spiega come la realtà a volte è vista come una cosa che
formalmente ha più senso!
"Può una cosa
essere più piccola ma più grande?!" era lo slogan della Apple per
l'I-Phone 5 in confronto al suo predecessore 4S. Tralasciando le trovate commerciali l'argomento è interessante. Partendo dal presupposto che ogni cosa
non esiste da sola, ma è sempre in relazione con altre, la mente elabora questi
dati ed a volte è ingannata; l' illusione
di Titchener (fig. 3) lo dimostra. I cerchi al centro delle due figure sono
identici, ma contornati da realtà differenti uno risulta più piccolo
dell'altro.
La mente ha impiegato secoli a concepire il concetto di spazio nell'arte figurativa, eppure il
comprendere se una "cosa" è vicina o lontana è innato, serve per
sopravvivere. Ora è facile leggere lo spazio nell' esperimento di Hudson (fig. 4), ma lo stesso disegno presentato a
alcune tribù africane o a dei bambini ha un significato diverso; questo perché
in molte culture "più grande"
significa "più importante"
e non "più vicino.
Contrariamente a quanto detto quando a rappresentare lo spazio ci sono
dei segni geometrici, come nell' illusione
di Ponzo (fig.5), l'occhio è ingannato da due binari (linee in fuga) e anche
chi non sa nulla di prospettiva legge il trattino in alto più grande di quello
in basso.
Capire come ragiona il nostro cervello, come dialoga con
l'occhio, con le mani, con le orecchie, stravolge l'arte creativa trasformandola in progettazione!
La mera ispirazione spesso non basta!
Studio logo PUNTO E VIRGOLA
Michele Visconti
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