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- In piazza anche le imprese. Le ragioni della protesta.
lunedì 24 febbraio 2014
Cambiano i governi (e non per scelta
degli italiani), ma i malumori rimangono. Si sono riunite la scorsa
settimana a Piazza del Popolo in Roma, per la prima volta nella
storia, le 5 associazioni che difendono i diritti dei lavoratori e
degli imprenditori italiani, sindacati aderenti alla Rete Imprese
Italia; si parla di Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti,
Cna e Casartigianato. “Senza impresa non c’è Italia.
Riprendiamoci il futuro!”, questo lo slogan delle piccole e medie
imprese, stanche di vivere da molto tempo con l’incubo reale ed
imminente della bancarotta. Tra la rabbia e la disperazione che hanno
fatto da protagoniste in quest’evento, non sono mancate però le
proposte da parte dei rappresentanti: il leader di Confartigianato,
Giorgio Merletti, sfoga la propria frustrazione dal palco
rivolgendosi a tutta la politica generale, ma soprattutto al nuovo
governo. Merletti
urla non solo proposte, ma anche insulti e la minaccia che se non
dovessero essere ascoltati, lui e le persone da lui rappresentate,
scenderanno in piazza di nuovo, con l’intenzione di ricevere
importanza ma soprattutto udienza. Subito dopo è la volta del
presidente di Casartigianato, Giacomo Basso, che ha inneggiato la
folla, senza troppe cerimonie, a farsi sentire, a dar voce alle
proprie preoccupazioni: «Basta, basta. Fatevi
sentire: vale più un urlo di tanti discorsi». Basso, infine, ha poi
voluto ringraziare il lato rosa della manifestazione e del mondo del
lavoro salutando le “donne artigiane”. Carlo Sangalli, presidente
di Confcommercio, con il suo discorso ha voluto portare
all’attenzione di tutti come la politica abbia più volte
“dimenticato” le proprie responsabilità nei confronti delle
imprese: “Il programma parla di noi come il motore e l'architrave
del Paese e poi, passata l'emozione le riforme tornano nel
congelatore. Per questo chiediamo rispetto”. Sangalli ha poi
richiamato alla memoria delle 60mila persone presenti, tutti quegli
imprenditori che purtroppo hanno perso la vita a causa della crisi,
schiacciati dalla crudele realtà di non esser più capaci di sfamare
la propria famiglia, perdendo il lavoro prima, la dignità poi.
Simili a quelli dei suoi predecessori sono stati i discorsi di
Daniele Baccarino, leader della Cna, e di Marco Venturi, presidente
di Rete Imprese Italia, nei quali esortavano il prossimo governo a
contattarli e a prendere in considerazione una grande fetta di Italia
(la piccola impresa rappresenta il 94% del tessuto produttivo),
sepolta dalle spese senza ricevere un guadagnato discreto.
Da brividi sono i
dati pubblicati dall’Ansa in cui si spiega che egli ultimi cinque
anni hanno chiuso circa 1.000 aziende ogni giorno, la ricchezza
prodotta dall'Italia e' diminuita del 9%, la disoccupazione e'
raddoppiata, passando dal 6,4% al 12,7% per un totale di 1,2 milioni
di disoccupati in più.
Si salvi chi
può.
Marco Harmina
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