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- El Chapo: una lezione anche per l'Italia
giovedì 27 febbraio 2014
“Conta più di un ministro e forse persino più di un Governo”.
Roberto Saviano su Repubblica lo scrive di Joaquin Guzman Loera , boss messicano del narcotraffico, conosciuto
anche come “El Chapo”. E la sua non è
solo una storia di droga, criminalità e potere. Quella del re del narcotraffico
degli ultimi 10 anni almeno, è la storia del Messico e della sua economia. La
notizia e l’attenzione con cui è stato seguito il suo arresto nel suo paese lo
scorso lunedì (ndr 24 febbraio 2014) da parte dell’esercito messicano con il
supporto della DEA americana è stata relegata, qui in Italia, tra i tanti fatti
di cronaca estera. Ha fatto più rumore l’acquisizione di Whatsapp da parte di
Zuckerberg, assumendo, questa si, le caratteristiche di una notizia economica
predominante.
Le parole spese riguardo il peso dell’attività criminale sull’economia
italiana sono state tante (secondo dati del 2010, le associazioni mafiose sottraggono
ca il 16% del Pil, fonte Banca d’Italia). Ciò di cui deficitiamo è la presa di
coscienza di questa situazione. È proprio questo dato di fatto che ci riporta
all’arresto de “El Chapo”. Seguito con trepidazione e attesa da tutti i
messicani, la sensazione è che quella consapevolezza nel paese centroamericano
esiste. Avere la coscienza di assistere ad un evento importante anche
economico. Sicuramente non finirà con questo pur fondamentale passo la
quotidiana guerra alla droga, ma quello che qui preme sottolineare è la centralità
di un episodio di criminalità che parallelamente si riconosce come una
variabile economica di non poco conto.
Non siamo il Messico, certo. Ma siamo sicuri di essere così
lontani dal non poter trarre una lezione dagli avvenimenti d’oltreoceano? Ormai
le storie di criminalità organizzata fanno parte della cronaca nazionale (l’agguato
di Arzano e la confisca di beni per 11 milioni di euro ad un boss calabrese
sono sulle home page delle principali fonti di informazioni). Ma non basta.
Quello che manca è una sua rilevanza primaria nel dibattito pubblico e la
consapevolezza del fatto che sia un problema
di carattere economico e quindi urgente, data la particolare situazione del
paese. Più degli sprechi nelle opere pubbliche (se non esse stesse terreno di
avanzamento dell’influenza criminale), più degli sprechi della politica, più
della nomina di un ministro dell’Economia. Tutte buone cause da affrontare in
un paese democratico, ma non si può prescindere da un’ampia e continua
riflessione sul fenomeno mafioso se si vuole continuare ad usare quell'aggettivo
per l’Italia.
Per questo la vicenda de “El Chapo” va considerata un’importante
notizia (economica) anche in Italia. È proprio l’attenzione posta dai suoi
connazionali che può essere una lezione per il sistema italiano; capire che le
associazioni mafiose in Italia e i suo associati sono i nostri Guzman. Contano
come i governi e continuano ad operare mediaticamente e pubblicamente
indisturbati. È un problema socialmente ed economicamente rilevante. Sta alla
nostra capacità di valutazione decidere se prioritario. Partendo dal
riconoscere che questo è un problema reale.
Luca Michele Piscitelli
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