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sabato 28 dicembre 2013
Amato
o odiato torna anche quest'anno il cinepanettone. Uno scorcio
d'Italia e dell'italiano medio dipinto a tratti frenetici e di
immediata accessibilità. Il popolo rivede se stesso sullo schermo
del cinema ma con ogni difetto e pregio ingigantito al massimo come
in una caricatura. Simbolo del cinema volgare , per alcuni privo di
veri contenuti , prodotto con budget minimo e che ha come fine
principale quello di attrarre la fetta più ampia del pubblico e
raggiungere gli incassi più alti; lontano dal cinema d'autore o il
cinema hollywoodiano che ha contenuti per le menti più elevate e
prezzi di produzione alle stelle. Che lo vogliate o no il
cinepanettone compie 30 anni.
Era infatti il lontano Natale del 1983
quello che ha visto nelle sale cinematografiche il capostipite
Vacanze
di Natale diretto
da Carlo Vanzina insieme
al fratello Enrico. Inaspettato arriva anche un saggio di uno
studioso inglese dell’università di Leeds Alan O’Leary, The
Phenomenology of the cinepanettone
edito
anche in Italia con il titolo,
Fenomenologia
del Cinepanettone,
in libreria da pochi giorni per Rubbettino. Lo studioso con approccio
strutturalista descrive un genere in cui gli ingredienti sono
molteplici: “I film si svolgono in località da sogno, e quasi
tutti hanno titoli composti dalla formula
Natale+preposizione+località, anche se l’aspetto natalizio è più
spesso lasciato sottinteso, tanto che la maggior parte dei film
mostra chiaramente di essere stata girata durante l’estate o a
inizio autunno”.
La trama presenta elementi standardizzati:
“Caratteristica
tipica del cinepanettone del nuovo secolo è la trama costruita su
storie parallele, con protagonisti Massimo Boldi e Christian De
Sica”, fino al penoso divorzio. “Spesso i momenti più spassosi
dei film sono quelli in cui i personaggi di Boldi e De Sica
finalmente si incontrano; di solito questo avviene in uno spazio
ristretto, come in bagno, in uno spogliatoio o in una doccia”.
O' Leary fa anche una lettura metaforica del corpo di Boldi , per cui
il comico lombardo impersona perfettamente il topos del corpo
carnevalesco di Mikhail Bakhtin, secondo cui “L’accento
è messo su quelle parti del corpo in cui esso è aperto al mondo
esterno, in cui cioè il mondo penetra nel corpo o ne sporge, oppure
in cui il corpo sporge sul mondo, quindi sugli orifizi, sulle
protuberanze, su tutte le ramificazioni ed escrescenze: bocca
spalancata, organi genitali, seno, fallo, grosso ventre, naso”.
È uno spettacolo in cui ogni spettatore ha la sua parte, e ogni
target di pubblico ha la “sua” battuta e il suo rappresentante
sullo schermo: ci sono gli arricchiti, c’è il nobile decaduto, c’è
sempre una varietà di dialetti molto marcati, almeno un napoletano e
un toscano : “Calibrato
per rivolgersi a gruppi diversi, in modo che (in teoria almeno) ogni
parte del pubblico abbia in sequenza la risata assicurata,
contagiando così il resto del pubblico e trasformando la risata in
universale e continua. La presenza di molteplici destinatari mette in
difficoltà la valutazione critica, in quanto i criteri che si usano
non sono spesso e volentieri adatti, perché basati su un’idea di
testo come oggetto unitario e coerente, mentre il cinepanettone è
una forma centrifuga pensata per attirare l’attenzione incostante
dei suoi diversi tipi di spettatori”.
C'è anche chi fa una lettura politica del cinepanettone: Curzio
Maltese scrive: “Il
crollo di incassi del cinepanettone di Natale [...] è forse il primo
e più clamoroso segno della fine dell’epoca berlusconiana. Il
cinepanettone sta al ventennio berlusconiano così come i «telefoni
bianchi» stanno al ventennio fascista. [...] Le anomalie, politica e
cinematografica, hanno viaggiato in parallelo dall’inizio degli
anni ’90 fino a ieri, per crollare di schianto insieme”.
Esce ora nelle sale il nuovo rappresentante del genere Colpi
di fortuna diretto
da Neri Parenti, a voi la scelta. Comunque sia il cinepanettone si è
inserito ormai nella teca del cinema italiano, anche se magari nella
mensola più bassa.
AP
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