
Il padiglione giapponese mostra un viaggio all’interno della cittadina di Rikuzentakata, scomparsa in seguito allo
tsunami del 2011, e ripercorre il percorso di Home-for-all con il quale Toyo Ito, in collaborazione con i giovani architetti Kumiko Inui, Akihisa Irata, Sou Fujimoto, dimostra come sia ancora possibile abitare nei territori colpiti da disastri naturali, utilizzando le risorse disponibili e cercando di sfruttare al meglio le opportunità. L’idea è quella di
abitazioni-palafitte realizzate sfruttando l’enorme quantità di tronchi d’albero disseminati dallo tsunami. A rendere particolarmente suggestiva l’installazione sono gli scatti del fotografo
Naoya Hatakeyama che, posizionati lungo il perimetro del padiglione, mostrano le aree colpite prima e dopo la catastrofe. Un paesaggio fantasma, privo di edifici, alberi, persone. Gli architetti hanno instaurato un dialogo con le vittime dello tsunami, cercando con loro di ricostruire la città e aiutandole a migliorare la vita nella comunità. Il primo edificio di Home-for-all è stato realizzato a
Sendai: si tratta di una piccola struttura di travi in legno tradizionale, un progetto semplice che però rappresenta una possibilità di incontro,riposo e dialogo per i cittadini. Home-for-all è un progetto che colpisce la giuria internazionale della Biennale di Architettura, al punto da guadagnarsi il
Leone d’oro per la miglior partecipazione Nazionale. Un progetto che vede la collaborazione dei cittadini, che permette loro di ricominciare pur restando legati alla terra d’origine, alla storia, al passato. Un progetto che fa riflettere sul valore e sullo scopo dell’architettura, che risponde alla domanda “ Perché realizzare un’architettura? E per chi?”. Un progetto che, per una volta, mette da parte l’egoismo e in primo piano le esigenze del popolo.
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